Tuesday, January 30, 2007

Leicester & Ross-on-Wye

Ebbene si, di nuovo in UK. Stavolta per un'occasione familiare: la graduation di mia sorella. Aereo da Orio al Serio, ovviamente Ryanair e atterraggio a Luton attorno a mezzanotte ora locale. Ritiriamo la macchina che avevamo noleggiato alla Hertz, una Fiat Punto rossa, e mio fratello, con me navigatore, si mette a guidare per le 65 miglia di strada che ci separano da Leicester. Che sensazione strana stare seduto a sinistra e non avere un volante davanti! Welcome song: Razorback "America". Eccoci quindi prendere la M1. Direzione? Un epicissimo cartello recita "The North"! In un'oretta e mezza arriviamo a Leicester, parcheggiamo e, sconvolti, ci abbiocchiamo nel flat di mia sorella.
Il giorno dopo soffriamo tutti e tre (io, mio fratello Stiv e l'altra sorella) del poco sonno, ma bisogna tirarsi su e andare alla University of Leicester per la graduation. Tutto come in un film: toga e tocco. La cerimonia è assurda, veramente assurda: vedere tutti questi accademici ultradecorati (un paio di MBE (Member of the British Empire), OBE (Officer of the British Empire) e persino un Sir CBE (Commander of the British Empire) FRS (Fellow of the Royal Society), vale a dire il chancellor (rettore) Sir Peter Richards CBE FRS) che entrano al suono di Gaudeamus Igitur di Bach e prendono il loro posto, e poi centinaia di alunni che passano e stringono la mano...insomma, fa il suo effetto. Prima rimani a bocca aperta perchè sei sbalordito. Poi, quando tua sorella è passata e con lei 30-40 studenti, rimani a bocca aperta perchè sbadigli. Che sacre palle!
Fortunatamente la cerimonia dopo un po', incredibile, finisce: tempo di festeggiamenti. Il Lansdowne Pub è pieno, allora andiamo al Wellington, dove mi sparo una pintazza di Guinness alla salute della sorella e un panino BLT: Bacon, Lettuce and Tomato. Praticamente una delle tante schifezze che mi fanno apprezzare il Regno Unito. Disfatti dalla giornata, dalla botta allo stomaco, dal sonno, ce ne torniamo a casa e dormiamo abbondantemente. La sera vogliamo uscire, ma il tutto si traduce in una capatina in un chipper dove mi sparo un hamburger al pollo con patatine, accompagnato da una bottiglia di IRN-BRU.
Il giorno dopo è il giorno della gitarella a Ross-on-Wye, a sole dieci miglia dal Galles. Ci passiamo diverse M (M6, M5, M69, M42, M50 - in ordine sparso) e arriviamo in questo paesino, a pochissima distanza dal South Wales, dove troviamo amici di famiglia. Ann e Terry e la loro figlia Jenny. Giornata piacevole, condita da un vino che non ricordo come si chiama e da una camminata per un posticino veramente molto inglese. Unico difetto: il paese è reduce da un'alluvione avvenuta la settimana precedente, e vicino al fiume Wye se ne vedono le conseguenze.
La sera si va a cenare da Shimla Pink, ristorante indiano ben fornito camerieramente parlando. Scolandomi una Cobra (birra chiara indiana, niente di che, avrei preferito una pinta di Strongbow) mi sparo un Chicken Korma, pollo immerso in una salsa a base di anacardi. E tanto garlic bread. A fine serata sono distrutto. Il mio fegato implora pietà. A dopo le più marce conseguenze.
Dopo una notte marcia, passata a scoreggiare indecentemente nel sacco a pelo, è tempo di packing. Qualche compera (un negozio Lonsdale con prezzi stracciati: ho preso due felpe e una polo e quello che ho pagato di più l'ho pagato 8 sterle! - il negozio Cotton Traders dei Leicester Tigers dove ho preso una scicchettosissima borsa portascarpe firmata Leicester Tigers appunto) e un tè con mia sorella, suo marito Brian e il loro amico giapponese Kentaro, e siamo di nuovo sulla M1. Stavolta la direzione, ovviamente, è "The South". Consegnamo la macchina dopo aver fatto un pieno di benzina, check in, un sandwich per mangiare qualcosa. Mi chiudo in bagno. Chicken Korma non perdona. Mai. Temo di aver intasato il cesso dell'areoporto di Luton e così di aver scatenato un allarme terrorismo internazionale. Ripeto: Chicken Korma non perdona. Mai.
Il volo è tutto ok, a parte il solito confermare la tendenza degli italiani a dare il peggio di sè nei voli di ritorno in patria. E poi due kebab a Bergamo tirano su il morale. E danno il colpo di grazia al mio povero fegato. Liverpoor.

Thursday, January 25, 2007

Leicester & Wales

Riparto. Questa volta torno a Leicester, a trovare mia sorella che si laurea. Sabato faremo anche una capatina in Galles. Vi narrerò tutto, loggiuro. Raffreddore e neve per la mia partenza. A lunedì, lads!

Tuesday, January 23, 2007

Un fottuto puffo

Ecco la famosa foto fatta con Checchinato e Griffen. Da sinistra:
Carlo Checchinato (ex-seconda e terza linea della nazionale italiana, e ora team-manager della stessa, recordman internazionale di mete tra gli avanti).
Billie (seconda e terza linea, talvolta tallonatore, e purtroppo a volte ala, del Tradate Rugby, e anche capomagazziniere e staff sede) con la maglia del Tradate.
Guido (seconda e terza linea del Tradate Rugby) con la maglia dell'Orkney RFC, la squadra di rugby delle isole Orcadi.
Paul Griffen (mediano di mischia della nazionale italiana).

Credits per la foto: foto fkd.it como.

* ho aggiunto il link al myspace del mio gruppo, i Pressure Drop A.K.A.; sul sito si possono ascoltare ben tre canzoni: 1984, Out of a Coma e la cover di Delilah di Tom Jones! Yalla Yalla Wart Hog!

Sunday, January 21, 2007

Raise what's left of the flag for me


Lainate B - Tradate Biss 54-5

Ci sono dei momenti in cui il silenzio è assordante. Momenti in cui l'eco dei tuoi tacchetti sui muri del tunnel che porta dagli spogliatoi al campo di Lainate, e che tu stai attraversando per la prima volta in veste di capitano, ti fa pensare di stare per entrare sul campo di Twickenham. Tu, davanti a tutti, camminando lentamente, con un groppo di emozione in gola. Con la voglia di dare tutto te stesso. Di guidare i tuoi compagni verso la vittoria. E con in mente David Sole, che accompagnava a Twickenham la sua Scozia. Io ho portato dentro al campo da rugby di Lainate il Tradate Bis, in veste di capitano. E di tallonatore.


Ci sono partite in cui ti diverti a giocare, in cui non vorresti mai fermarti. Io mi sono divertito un sacco a giocare tallonatore, col 2 sulla schiena, il numero più basso che ho mai indossato. Perchè nel rugby il numero, più è basso e meglio è. Ho portato a casa tutte le nostre introduzioni, a parte la prima. Purtroppo non sono riuscito a fregarne a loro. Però mi son prodotto in esilaranti siparietti, come quando ho tirato una ginocchiata in faccia al pilone avversario in mischia chiusa, per sbaglio. E lui ha prontamente detto "No, ma fai pure, eh, con comodo!". O come quando, tutti pronti per partire nel secondo tempo, e io chiamo l'arbitro. "Arbitro, un attimo". Tutti si chiedono "Cosa dovrà dire/fare il capitano?". Beh, ovvio. Pisciare contro la recinzione. Però penso di aver giocato bene, di aver dimostrato di aver voglia di giocare. E questa è una soddisfazione.

Ci sono momenti in cui ti gratti la testa. Ti chiedi cos'è che non gira e perchè, nonostante tu stia mettendocela tutta, l'avversario continua a bucarti e andare in meta. Partite che non vorresti quasi disputare. Pesi sul groppone: 54-5. Pesi che, come capitano, porti il doppio di quanto facciano gli altri. Perchè avresti voluto urlare di più, farti sentire di più, essere un faro per i tuoi compagni. E invece ti trovi lì, a guardarli in faccia, sforzandoti di tenere alta la testa, di non lasciare che lo sguardo si abbassi a guardare il fango e l'erba, e sentire Toffolo, nella sua veste di allenatore, che dice: "Dai ragazzi, stiamo giocando comunque bene. L'importante è mirare al bacino, portiamo l'uomo a terra, sennò riciclano e ci fanno fessi come niente". Sono momenti in cui la responsabilità di capitano, nonostante sia un sogno che si avvera e un'onore infinito, pesa come un macigno, perchè ti senti smarrito e impotente e non sai come spiegare a te stesso e alle tue truppe, anch'esse smarrite, perchè stiamo perdendo terreno; come se non bastasse, quel poco che riesci a fare non è abbastanza per portare i tuoi compagni ad avanzare.


C'è il momento di lasciarsi tutto alle spalle, di riconquistare il buonumore e le energie. Di fronte a un piatto di pasta e una bottiglia di birra. E' il tempo di stringere la mano all'avversario, di chiedersi scusa, di chiaccherare coi compagni della partita e di altro. E' il momento di rimandar giù quel groppo, stavolta di pianto, che ti verrebbe, e di recuperare il sorriso. In due parole: il terzo tempo.


Infine, c'è il momento di leccarsi le ferite, di sentire i brividi di malinconia perchè avresti voluto che la partita girasse in un altro modo, di sentire il dolore di una partita, giocata in prima linea, che monta sulle tue spalle, sulle tue scapole, sulla tua schiena e sul tuo collo. Di sentire i graffi sulla faccia che bruciano e le orecchie indolenzite, di scrocchiarti la colonna vertebrale, la clavicola, le scapole. Di sentire il labbro rotto che punge ed elemosinare attenzioni e affetto. E di covare la consapevolezza di avere qualcosa da dimostrare la prossima volta.

Saturday, January 20, 2007

Vic, Griffen, Checchinato, i tallonatori e altri animali


Heavy week. Tutti i giorni al Museo a seguire guide, in attesa, tra una settimana o due, di iniziare a farne io stesso. Inutile dirlo, la paura fa 90. Però so che ce la farò, magari l'inizio sarà difficile e un po' sconfortante, ma cazzo. Sono un grande raconteur, io, perdinci! Vuoi che non pendano tutti dalle mie labbra mentre spiego il sistema biella-manovella, o l'albero a camme, o stocazzo (tipo l'Autoclave per l'attacco dell'alluminio)? Non lo faranno. Io però ci provo lo stesso.
Martedì prima prova per il nuovo progetto della mia band, ovvero un concerto acustico in marzo, con una formazione che prevede Rob alle percussioni, Andy all'ukulele, io alla chitarra e voce e la new entry Naska (il mio gemello) al basso. Nome provvisorio del progetto: The Men They Should've Hanged (tributo ai The Men They Couldn't Hang). La prima prova è stata una pena. In compenso ci siamo scambiati (il 16 gennaio) i regali di natale. E Rob mi ha regalato il mio agognatissimo Vic (che vedete nella finestra di fianco). Sono commosso.
Mercoledì l'allenamento mi ha visto fare il tallonatore. Oggi il collo faceva ancora male. Però non sono andato malaccio. Attacchiamoci a questa convinzione, in quanto è probabile che domenica manchi il mio capitano, nonchè tallonatore, Dante, e che debba sostituirlo in tali ruoli, giocando una partita intera in prima linea. Un detto irlandese dice che chi ha giocato in prima linea ha un posto in paradiso, perchè ha già provato l'inferno in terra.
Per concludere, giovedì ho stretto la mano a Paul Griffen (mediano di mischia di Calvisano e della nazionale italiana, originario di Dunedin, Nuova Zelanda) e Carlo Checchinato (ex-seconda linea, ora team manager, della nazionale italiana, recordman mondiale di mete a livello internazionale tra gli avanti). Griffen è grosso circa come me, a parte che è uno dei pochi esseri umani con basette più grosse delle mie. Checchinato, per contro, è enorme. Attendo impaziente la foto.
Per concludere, giovedì bella serata al Birrificio di Lambrate con Robberta, Duccio IRF e Rosa. In particolare ho parlato un sacco con il buon Duccio, fellow journalist and rugbyman, di sport gaelici e GAA, di IRA, di rugby, di Irlanda e Nord Irlanda, di giornalismo, di tutto.
Dopo che stasera tre ragazze della femminile hanno testato vari culi e decretato il mio fra i migliori alla prova del tatto, me ne vado a nanna con l'orgoglio di chi può. Anche se non sono proprio sicuro di cosa ciò voglia dire.

Monday, January 15, 2007

Curse of a broken back

TraVa - Tradate Biss 7-0
Varese B - Tradate Biss 7-12

Lunedì. Lunedì per ogni rugbista significa acciacchi, dolorini, indolenzimenti e crampi. E poi significa un sapore particolare dentro quando hai vinto. Ieri noi Tradate Biss abbiamo giocato un triangolare, contro TraVa (l'Under 17 di Tradate e Varese) e Varese di serie C (squadra da cui ci eravamo buscati un sonoro 32-0). Tanti tanti errori di inesperienza da parte di molti e un po' di sfiga (una palla persa in area di meta), uniti al fatto di dover giocare con il freno a mano tirato, ci costano una sconfitta con gli u17, per via di una meta tecnica (una spallata da parte di un giocatore alla sua prima esperienza con palla in mano). Dedica al Bimbo, che di ritorno dall'ospedale di Luino, dove era ricoverato per l'operazione al ginocchio, è passato a vederci giocare. La partita contro Varese invece è tutta un'altra storia: nonostante il secondo tempo si apra con una loro meta (bel buco del centro), recuperiamo lo svantaggio e andiamo in meta ben due volte: la prima vittoria del Tradate Biss! Nel terzo tempo Varese non fa abbastanza pasta e quindi, dopo essermi seccato una Guinness alla loro clèbbaus, creo una comitiva diretta verso uno dei kebab di Varese, e ci sugnamo per bene lì. Allèz la Bis!

* il senso del rugby in una frase detta ieri a un mio amico che mi aveva chiesto come stavo: "Io ho i polpacci a pezzi, sono tutto pesto e ho le orecchie disfatte. Quindi sto benissimo!"

Tuesday, January 09, 2007

Pressure Drop - Out of a coma


Che emozione! Finalmente, dopo non so quanti anni che faccio musica, un mio pezzo compare su un cd con tanto di bollino SIAE. Il CD in questione è la "Spazio Tribù Compilation vol.2", un sampler con una selezione di bands che provano allo Spazio Tribù, la nostra sala prove. La traccia numero 12 (le canzoni sono in ordine alfabetico) è proprio la nostra (nostra ovvero dei Pressure Drop A.K.A.) Out of a Coma, un pezzo dedicato a Joe Strummer, ai Clash e all'influenza che hanno avuto su di me.


Ecco qua cosa dice l'interno copertina dei Pressure Drop A.K.A.


Citando Slivovilla, che sicuramente l'avrà preso da qualche altra parte, ma non so da dove: non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello!

Monday, January 08, 2007

Billie on Les Enfants Terribles

Finalmente hanno pubblicato il mio articolo "Fare thee well, Lansdowne Road!" nella sezione "Heimat - Processi di frammentazione e identità nazionale" del webmagazine Les Enfants Terribles ("Quaderni noir di attualità, estetica, narrativa e storia contemporanea" - questo il manifesto degli intenti). L'articolo è in realtà la seconda mia collaborazione con LET (gestito dagli amici Aska @ Belfast e Jay&Ren): nella sezione "Distretto Nord - Note dall'Irlanda di sopra" quest'estate era stato pubblicato un altro mio articolo, che parlava del rapporto tra Eire, Irlanda e Irlanda del Nord sotto il punto di vista rugbistico. L'articolo prendeva spunto dall'organizzazione di un incontro della nazionale irlandese (che comprende sia Eire sia Irlanda del Nord) a Belfast, da dove la nazionale mancava dal 1954. Una cosa fantastica dello scrivere questi articoli, a parte scoprire i vari aneddoti e pezzi di storia che poi vanno a costituirne succo e sapore, è il vedere come possono legarsi in modo strettissimo cultura e sport e cercare di esplorare questo rapporto, che in fondo fa anche parte dell'identità di un popolo. Sono storie che trovo veramente molto appassionanti. I due articoli in questione sono questi: "Test match a Ravenhill: l'Irlanda del rugby torna a Belfast", pubblicato a inizio luglio 2006 e "Fare thee well, Lansdowne Road! - 130 anni tra arruolamenti, ammutinamenti e proposte di matrimonio: chiude il tempio del rugby irlandese", pubblicato invece oggi, 8 gennaio 2007.

Saturday, January 06, 2007

Bisvicecapità


Non si può, non si può, non si può. Sono vicecapitano della squadra "Biss" del Tradate Rugby, no? E Dante è il capitano. Peccato che Dante sia anche il giornalista che scrive della squadra su questo giornale, la Settimana. Già due volte, parlando della Biss, ha scritto "Benzoni e compagni" invece di mettere il suo di cognome. L'ho sgridato anche, e una volta son riuscito a fargli scrivere che era lui il capitano. Poi ha riscritto "Benzoni e compagni". Ieri venerdì 5 gennaio, Dante pubblica quest'articolo e decide di mettere il mio scicchettosissimo volto (in una scicchettosissima foto scattata alla Sede del Tradate Rugby, con addosso una scicchettosissima polo dei London Irish e dietro alla schiena una scicchettosissima bandiera irlandese) nel mezzo dell'articolo, con didascalia "Il vicecapitano D.B.". In stampa gli tagliano la didascalia. Ed eccomi diventato, non si sa come, capitano. Vabbè, un articolo da mostrare ai nipotini, dico bene?

http://www.lasettimanadisaronno.it/login.php?artID=397694

Feck Off!


I'm not a fascist. I'm a priest. Fascists dress up in black and tell people what to do. Whereas priests...more drink!

C'è chi vorrebbe vivere a Milwakee, o in California.
Io sogno Craggy Island!

Uno dei motivi che mi spinge a desiderare di emigrare in Regno Unito o in Irlanda è sicuramente l'assenza di Father Ted dalle reti televisive italiane. Ma non è quivi possibile spiegare tutte le ragioni che mi fanno adorare questo monumento della televisione irlandese. Chi non vorrebbe vivere nella desolante e desolata Craggy Island, con tre preti come Father Ted, Father Dougal e Father Jack? Chi non vorrebbe pregare, come fa Father Ted nell'episodio 2 della prima serie: "Please God...I don't care the way you do it, but please, please, please...do you want money?"? Chi non vorrebbe dormire con addosso la maglia della nazionale irlandese di calcio come Father Dougal, e come lui essere un prete e dichiarare alla TV "I don't believe in organized religion"? E soprattutto, chi non vorrebbe invecchiare bavoso e perverso come Father Jack?

Drink! Feck! Arse! Girls!

Craggy Island, an isolated lump of rock off the West Coast of Ireland, where live three priests a
nd their house keeper Mrs Doyle. The three priests have been banished to the island by Bishop Brennan for various reasons.
Father Ted Crilly was banished for misappropriation of funds. Instead of taking a sick boy on a pilgrimmage to Lourdes, Ted went on his own pilgrimmage - to Las Vegas.
Father Dougal Maguire has been sent to Craggy Island for the simple reason that he is an eejit.
Father Jack Hackett banished because he is a lecherous, drunken atheist, whose vocabulary consists of four words - feck, drink, arse, girls.

FECK OFF!

http://www.fathertedonline.ukf.net - http://uk.geocities.com/gareth_e_w/episodes.html

Tuesday, January 02, 2007

Happy Gnù Year!

Iniziato l'anno nuovo. Già mi ha un po' scoglionato. Ma si sa, io sono parecchio severo con gli anni, che molto spesso non si rivelano all'altezza. Considerando che il 2005, e anche un po' il 2006, erano iniziati in rissa, mentre il 2007 ha esordito con una giònbelusciana food-fight, già potrebbe andare meglio. Però nel 2005 dopo la rissa c'era stata una bourguignonne alle 3 di notte. Nel 2006 si era a Monaco di Baviera, e a parte la rissa (fatta da degli scozzesi che avevamo conosciuto all'Augustiner contro dei turchi che gli avevano praticamente sparato addosso dei fuochi d'artificio) e i fuochi d'artificio ad altezza uomo che mi terrorizzarono (odio i botti), c'era stata l'Augustiner, da cui abbiamo prelevato kilate di vetro, nella fattispecie boccali...insomma, tanta festa. Il 2007, a parte la foodfight, per ora non ha riservato grandi cose. Beh, ho morso una chiappa, però è un'altra storia; e poi, quanta fretta, dagli tempo a quest'anno, è passato poi neanche un giorno! Io sono frettoloso, però. Anno nuovo, vita nuova, dicono. E a me attende un lavoro nuovo, come guida al Museo della Scienza e della Tecnica, che già mi terrorizza. Una tesi di laurea e una laurea che continua ad allontanarsi quasi fosse una calamita con la mia stessa polarità (eh, che similitudine fica che ho quivi incastonato) e che si spera prenda luogo in giugno. La ricerca di un fisarmonicista e un bassista per il mio gruppo folk-punk (Pressure Drop A.K.A.) e il solito rugby, passione, malattia, valvola di sfogo e anche un po' scuola di vita, nonchè famiglia acquisita del vecchio Billie. Chissà cosa mi riserverà quest'anno. Chissà cosa ne penserò tra 364 giorni. Mah. Buon anno nuovo, bestie!

* inseriti due nuovi link a John "Big Giò" Velvet e a Musicomane, due laureati miei compagni di università che hanno levato le tende e se la spassano a Melbourne, Australia. Stranded down-under among the Aussies.
** il 2007 è anche l'anno delle nuove regole sull'ingaggio in mischia chiusa nel rugby. Regole che non mi paiono poi così sensate, ma ci si abituerà e ci si giocherà. Le abbiamo sperimentate in amichevole: mentre io numerottavo il mio collega flanker Mone mi ha detto che è brutto perchè il pilone allunga il braccio per prendere le distanze e poi lo tira indietro, generalmente in faccia al flanker. E visto che, quando non faccio l'apprendista numero 8, il mio ruolo in genere è il flanker, già le odio.