Chiodatrici Rurmec vi presenta l'annuncio del giorno della rubrica LUMPENPREKARIAT:
ADDETTO PRODUZIONE ARTICOLI IN GOMMA su Rho (MI)
Il candidato deve aver necessariamente avuto un’esperienza simile di almeno 2 anni in aziende di produzione modernamente organizzate. In possesso di Diploma superiore, deve possedere una buona manualità e saper velocemente operare in un ambiente di produzione dinamico.
anche alle prima armi, che abbiano conseguito attestati di scuole alberghiere o che abbiano gia' avuto minime esperienze in cucine tex mex. doti richieste: massima flessibilita', mezzo proprio, umilta' e voglia di cimentarsi. si offre tempo determinato part time- solo serale. - disponibilità a lavorare il sabato - disponibilità a lavorare nei giorni festivi
E' tornata. E' pronta. Vuole fare di nuovo rock'n'roll. La mia chitarra, data per morta, è stata risistemata dalle sapienti mani di un artigiano (Andy "Bestiaccia" Beast) e di un artista (Jimmy). Ne è venuto fuori un capolavoro!!
Le tacchettine che mi portarono in meta ripeterono il miracolo: amichevole (im)Probabili vs (im)Possibili a Seregno, la prima con la squadra nuova. Finalmente il ginocchio ha rotto poco in settimana e io ho potuto sfogare il mio bisogno di rugby. Con una meta in sostegno sull'interno dell'ala e con un bel break e riciclo da un pick'n'go. Poco fiato, maluccio la condizione...ci si lavorerà, intanto l'importante è togliere la ruggine a questo ginocchio. E sabato smaltivo le pantofotacche, che si sono rivelate inadatte, e calzavo per l'ultima volta le tacchettine, ormai sfondate, pronto a pensionarle. Stavolta sono stato attentissimo all'acquisto, spero non sia deludente. Ora resta solo da ribattezzarle...
For your land of the free Now prisons me To rot in this jail of lost liberty
Wash me down in all of your joy But don't drag me through this again
I've heard all your sad songs I can hear It's in with the whiskey and out with the gin I've heard all your sad songs I can hear It's another day older in these exiled years
(These Exiled Years dei Flogging Molly era la canzone che sentivo subito dopo una partita, quando stavo cominciando a giocarne qualcuna)
L'oroscopo di Internazionale parlava del mio personale mito dell'esilio, e che qualcosa, questa settimana, mi avrebbe portato a riconsiderarlo. Credo di averlo riconsiderato dal punto di vista del gruppo. Un gruppo che sento ancora, da cui non voglio allontanarmi, con cui voglio rimanere amico. "Possiamo sempre rimanere amici". Non lo so, forse è dura per uno che vive il rugby visceralmente. Ieri sono andato a vedere giocare la mia ex-squadra (visto che ormai il nulla osta è pervenuto e consegnato, e che mi sono preso un impegno da un'altra parte. E soprattutto visto che non voglio arrendermi in partenza, alla prima difficoltà, in una sfida nuova, nonostante mi impaurisca da matti. Voglio dimostrare che io tengo duro). La mia ex-squadra che ancora sento nel cuore. Ed è stata dura non essere con loro, dura non partecipare al Uì, uò, uà, dura fare bel viso agli sfottò del tipo "il giocatore del Seregno", dura non prendere botte in campo con loro, dura pensare che ora c'è un qualcosa di meno che ci lega. C'è "solo" l'amicizia. Ora io sono uno di fuori, uno del contorno, se non addirittura un avversario. Sempre un amico, ma l'amico con cui non si spartirà più spogliatoio, sofferenza due-tre volte a settimana, mischie, fango, pioggia e botte. Solo qualche serata in sede quando li andrò a trovare (spero spesso), qualche birra, qualche piatto di pasta e le solite risate e discorsi. E il mio tifo, incondizionato. E' dura. Come "restare amici" con una ragazza con cui ci sia stato o si sia desiderato qualcosa di più. E' proprio la stessa cosa. La stessa sensazione di vuoto e malinconia. Spero, se non altro, non preveda la stessa fine, quell'amicizia "per forza" che ti fa sentire merda finchè non decidi di tagliare. D'altronde, la mia decisione l'ho fatta. Ho deciso di rimuovere la mia vita "from the hands and strings of fools, and try to build a dream". Mi sento confuso, estremamente emotivo, facile alla tristezza e alle lacrime. Spero solo i miei vecchi compagni di squadra, con cui tanto ho condiviso che è difficile toglierseli dal cuore (e metà dei miei discorsi coi nuovi compagni di Seregno sono cominciati con: "Noi a Tradate avevamo/facevamo/una volta abbiamo..."). E' triste, dovrò farmene una ragione, anche se pensavo di soffrire di meno e di risolvere prima il passaggio. Ho bisogno, bisogno tremendo del campo. Della partita. Degli spogliatoi. Di infilarmi una maglia uguale a tutti gli altri, uscire sotto il sole abbagliante, baciare il cuore della maglia, la nocca del mio mignolo sinistro e scendere in campo per dare tutto quello che ho. Non son più di una parte, anche se questo senso di appartenenza a metà mi tormenta, e non sono ancora completamente nell'altra. Stringo i denti. Questo limbo emotivo-rugbistico non può durare per sempre. Sono forte, mi devo rialzare. E dimostrare quel che valgo. Ai vecchi compagni, che son stati fratelli, ai nuovi, che lo diventeranno. A un vecchio compagno di squadra, che un po' ho incoraggiato, e che mi dava palate di fiducia, e di fronte a cui mi sono sentito, malgrado tutto, un pusillanime. A chi crede in me, mi stima e stimola continuamente, a chi mi ha sostenuto, a chi mi sosterrà e a chi continua a farlo sempre (a Lei, soprattutto). A un ragazzo che ha il cuore in gola quando gioca, per cui il campo da rugby è sacro, per cui i compagni sono fratelli, che per la palla ovale arriva a piangere - motivo per cui non può accettare che "alla fine è solo un gioco". E' per quel ragazzo che ho fatto questo salto nel buio, che comporta paura e sofferenza e denti mentali da stringere. Per me.
Dove vanno a finire i calzini Quando perdono i loro vicini?
Tempo, sembra essere, di scelte e di novità. Di ritrovarsi di fronte a una situazione e capire che non può andare avanti, che non è il caso. Chi scende in campo assieme, guardando la stessa linea di meta, condivide qualcosa che il resto del mondo non riesce proprio a concepire. Una comunanza di obbiettivi, c'era una frase che diceva che era quello che rendeva i membri di una squadra "Fratelli per forza". Fratello per forza lo sono stato con tanta gente, in giallo e blu, e sembra così strano e brutto, e mi pesa così tanto il cuore al solo pensiero che questa comunanza di obbiettivi si sia persa, e che sia ora che io, da uomo, sappia quando una "storia" finisce e debba segnare la fine di un capitolo. Storia rugbistica, di fango, di sangue, di birre, di sudore, di lacrime e di risate. Di quello che mai riusciranno a strappare dell'Amatori Tradate Rugby Club dal mio cuore. Purtroppo è doloroso rendersi conto che quella squadra non c'è più, ed è brutto dover essere maturi e doversi dire: "E' finita". Purtroppo, credo che sia finita e, nonostante speri che là continuino a serbare un bel ricordo di me, e di essere sempre il benvenuto in Sede e sull'Erba dell'Uslenghi, temo sia tempo di cercare fortuna altrove. Lo diceva una placca nello spogliatoio del Rugby Udine: "Ho visto squadre vincere contro la società, contro l'allenatore, contro la stampa e anche contro i tifosi, ma non ho mai visto vincere una squadra in cui i giocatori si giocavano contro". So long, and thanks for all (the fish?)... Vi dedico questa canzone, forse capirete i miei perchè:
Devi essere un uomo, che parole forti Per chi non si vede, per chi non ci crede Per chi non si sente, sorride e arrossisce E guarda la luna
Devi essere forte e farti valere Che parole assurde per chi non lo vuole E lui non si vede cercare la lotta E aspetta la notte
Notte che rende la sua pelle come nei suoi sogni Come un desiderio diverso e nascosto E cerca una mano che non può chiamare E spegne la luce
Rudy fin da bambino è un bambino sbagliato I modi sbagliati, i giochi inadatti La voce tradisce un cuore segreto che batte in silenzio!
Ed ora che il tempo è passato, lui si guarda e capisce Che dentro una regola il tuo amore finisce Se non sei più forte di chi non vuole vederti cambiare
Cambiare il silenzio in parole, il peccato in amore Per correre ancora con il cuore in gola Perso nella gente per volare via Per amare ancora
Ed ora il mondo lo guarda e lui guarda il mondo Gli occhi gli stessi, ma gli sguardi cambiati La pelle divide il suo cuore da un vento Che cerca risposte
Risposte che la gente pretende per sentirsi normale Non vuole capire, vuole compatire Disciogli nel vento la terra ed il cuore Per nascere ancora
Rudy non è più ragazzo Ma ora si muove leggero per la città
Quando parlavo di O-Turn, stavo parlando di un articolo che ho scritto, che ho coccolato e a cui ho tenuto tanto. Ho sperato tanto che arrivasse da qualche parte...e eccolo: ho saputo a Roma che era stato pubblicato, in Abruzzo l'ho visto lì, sul sito di Limes. Ne sono orgogliosissimo, e sono carico come una molla: ho messo una bandierina, ora proviamo ad andare avanti.