Thursday, June 28, 2007

Three men in a boat

Ho deciso di derubare il buon vecchio blog slivovillico di una vecchia abitudine, ovvero mettere frasi dai libri che sto leggendo. Questo perchè parlando di lingua tedesca, "Three men in a boat" ha veramente un paio di trovate geniali.

I don't understand German myself. I learned it at school, but forgot every word of it two years after I had left, and have felt much better ever since.

He swore at us in German (which I should judge to be a singularly effective language for that purpose).

Monday, June 25, 2007

The Match (da me postato su rugby.it)

Hole Blacks - Old Stars undisclosed result

Bologna. Ogni anno ci si ritrova a chiudere la serranda sulla stagione alla Barca. Ogni anno ci tocca una sveglia mattiniera di sabato, per saltare in macchina con qualcuno e dirigersi, in una macchina che prende le sembianze di una serra ancora in tangenziale est, verso l'Emilia Romagna. Ogni anno ci ritroviamo a fare riflessioni sull'eroismo demente dei presenti, ogni anno ci ritroviamo a naso in su, in una stazione-clubhouse, in una tensostruttura con gnocco fritto o ancora con quei pali che si ergono in cielo a portata dei nostri occhi, a pensare a cos'è che ci rende così contenti di essere lì, di aver condiviso prima saracche, pigne, fiato, fango e sacrifici, poi alcool, racconti, risate e piccole commozioni, con gente che, in genere, abbiamo visto non più di una mezza dozzina di volte.
Che raccontare? La mia solita cassetta per cominciare una giornata di partita (canzoni d'obbligo "Sunnyside of the street" e "Wild Cats of Kilkenny" dei Pogues) invece di risuonare sulla Varesina ha risuonato sulla Milano-Meda. Il prode Radagast è passato a prendermi e poi i due Capitani hanno raccolto il CDA delle Camioniste. Phoe, Robbby, Cookie, Foca. E poi, bando alle ciance, via per Bologna, tra lattine che esplodono in mano a Robbberta, un persistente odore di liquerizia, Cookie che viene catapultata in avanti, la fantastica colonna sonora messaci a disposizione da Radagast e i Carmina Burana all'arrivo alla Barca riarsa.
Ad accoglierci S' l'uomo in mutande, McPippus e Lucy. Ma da qua in poi è inutile elencare tutti quelli che sono arrivati. Troppi i momenti...con Nambereit che allestisce solo per Ermanna uno spettacolino sul "perchè le donne cambiano quando si sposano". Quando imita la moglie dicendo "cossa gastu speso?" mi sembrava quasi Paolini. Un'orazione sociale sul Matrimonio, nelle parole di Nambereit una catastrofe al pari del Vajont o di Ustica.
E che emozione vedere Ermanna e Ted, come al solito. Come quando vidi Ted in mezzo a una folla oceanica in metropolitana a Roma e urlai "Teeed" e lui mi vide e rispose "Billieee". Visti i soprannomi, le mie basette, i suoi capelli rossi e la quantità di scozzesi mischiati nella folla, credo che a nessuno sia venuto un benchè minimo sospetto della nostra -nostro malgrado- italianità.
Gli integratori arrivano con Rama, come al solito. Ma i veri integratori del pre-partita sono sopressa, frittata, focaccia e pizza al taglio, uniti a un po' di birra fresca, needless to say.
Nel prepartita, fatto di piccole commozioni, cerebrali e non, per l'arrivo di vecchie conoscenze e nuovi amici, d'un tratto serpeggia un brusio da classe delle medie. "E' arrivato il capo, è arrivato il capo". E alzi gli occhi e ti vedi di fronte un armadio a tre ante che ha fatto la storia del rugby italiano. Glom! "Ma gioca? Ma gioca?". Alla fine il più lesto a offrire una maglia a Franchino è Ted, e Franchino è bianco, Old Star. Sarà, ma a molti pareva uno sbarbatello con poca esperienza.
Inizia il riscaldamento (ma ce n'era veramente bisogno?) e lì è il momento peggiore della giornata. Perchè nessuno crede di potercela fare, a correre. Tutti si sentono morire. Strano che, una volta partito il calcio d'inizio, nessuno si senta più morire, e tutti si sentano ringiovaniti e rincoglioniti, pronti a rischiare un colpo di sole per la nobile causa del rugby. We may be old, but we're still immature, dice un vecchio adagio ovale. Figuriamoci i giovani.
Ma abbiamo lasciato troppe cose dietro alle nostre spalle. Per esempio l'insignimento a cavalieresse (cavallerizze?) dell'ordine delle camioniste di Lucy, Alieno e Belva, quest'ultima insignita di un manufatto particolarmente equivoco, ispirato senza ombra di dubbio al Piffero di Sean Lamont.
E poi eccoci in campo.
Ha senso parlare di una partita del genere, a chi non c'era? A chi non l'ha vissuta? Perchè di questa partita non sono poi importanti le cronache. L'importante è esserci. Questa partita è emozione. Leggerne è solo un surrogato. Però questo surrogato, questa biada virtuale, ha un senso, a pensarci bene. Trovarsi a distanza di mesi e anni a rileggerlo e ricordarsi e sapere di esser stati presenti e mantenere, nei nostri cuori, ben vive le sensazioni, le memorie, i ricordi.
Quando saremo vecchi e rincoglioniti, non sosterremo più un cucchiaio nella nostra mano e non avremo più denti per masticare nè reggere paradenti, racconteremo ai nostri nipotini di aver giocato un giorno a fianco o contro Properzi. I nostri nipotini probabilmente manco sapranno chi fosse. E se anche lo sapessero, ci prenderebbero per pazzi e si girerebbero i loro genitori (i nostri figli) dicendo "mamma, papà! nonno è rincoglionito, portate le pillole". L'unico modo per non impazzire sarà rendere il Campo La Barca un ospizio, e ritrovarci a fare le nostre chiacchere da rincoglioniti in una casa di riposo resa dalle nostre presenze e dagli alcoolici sdoganati dall'esterno, una cooperativa. Specie in via d'estinzione, come tante delle altre che si sono viste in campo e fuori a Bologna.
Io personalmente ho visto Properzi urlare, quando gli ho tirato una veemente testata sul fianco. Ha urlato. Proprio così. Ricordo la sua smorfia di dolore mentre latrava un "Accendete gli zampironi!".
Ok, battuta idiota, lo so, ma ci tenevo a farla. Per me questa Bologna ha rivestito un'importanza particolare. Capitano degli Hole Blacks. Molti dei non presenti non lo capiranno, ma è un'emozione impagabile. Quanto un cap in nazionale, immagino. E poi c'è stato il mio primo discorso, per cui ero molto emozionato. Penso sia venuto un po' zoppicante nella forma. Però la partita di Bologna non è forma. E' sostanza. (Mi piace buttare dentro queste frasi fatte e luoghi comuni di tanto in tanto. Rendono quanto scrivo più pubblicabile per la Gazzetta o simili).
Il volantino di questa partita, riecheggiando JPR, diceva la cosa giusta: "Il rugby è la storia di 30 uomini e un pallone. E quando non c'è più il pallone, rimangono gli uomini". Ed è vero. Trovarsi sotto un cielo stellato con Radagast, Jimmy, Alby a raccontare aneddoti rugbistici. Parlare con Conchiglione di concerti e dischi, e scoprire l'unico altro italiano che conosce i The Men They Couldn't Hang e a cui non li hai fatti conoscere tu. Parlare con il buon Maxam di Smiths e Pogues e di viaggi a Glasgow. Vedere sorrisi, pacche, abbracci, scherzi, battute e frecciatine. Parlare di qualsiasi cosa, dalla fermentazione della birra, all'affair Berbizier/Scanavacca. Dalle cose futili alle cose cui teniamo. Fare coda per le salamelle. Offrire e ricevere da bere. Brindare. Farsi regalare da Ted il calendario del Valdagno (sboronissimo il trolley).
Grazie alla birra e a chi l'ha portata, al limoncello che ha fatto mia zia, al Moscato che non ricordo chi mi abbia offerto e al Durello che mi hanno offerto Ted e Nambereit (quest'ultima frase è quantomeno equivoca, lo ammetto). E al cerchio di sedie le prime contestazioni tra HB e OS e le mie frasi sconnesse e il mio occhio spento dalla quantità di etanolo in circolo. Mi ricordo di aver detto "La nostra è una battaglia senza gloria: se vinciamo, dicono che era facile, vincere contro dei 'vecchi', se perdiamo, ci prendiamo pure le prese per il culo".
Poi in campeggio, dove io son crollato quasi subito. E soprattutto il mattino. A raccontarsi di chi russa e di chi scoreggia, a farsi ventimila caffè per tirar via il rincoglionimento, a salutare commossamente tutti e darsi l'appuntamento a Bologna, l'anno prossimo. E' sempre così. Non cresceremo mai. Grazie a Dio.

ps. scusate se ho scritto in modo alquanto sconnesso. non modificherò comunque un H. così mi è uscito e così è giusto che resti.

Tuesday, June 19, 2007

Bent Hooker

Questo weekend torneo di Monza. Perse tutte, ma vabbè, avevamo una formazione per così dire "sperimentale". Talmente sperimentale che ho giocato tallonatore quasi tutto il torneo. Tra il Monza under 19 (i cui pilone destro e tallonatore hanno subito iniziato a lavorarmi lo sterno con le loro teste) e il Parabiago (con un tallonatore ex-serie A), ho avuto di che soffrire parecchio. Non ho giocato bene, non penso di poterlo dire. Ma quel che avevo, penso di averlo dato tutto. Compreso finire la partita col Monza u19 con la bava alla bocca e soffrire alla grande con Parabiago. Il peggio è stato però contro Grande Milano, il secondo giorno, con il mio collo già bloccato dalle fatiche della giornata precedente. Pronti via e mi ritrovo a sgambettare per aria, stappato in mischia chiusa. Soffro, cerco di reggere, di tallonare il tallonabile, ma a fine primo tempo mi prendo un'incornata pazzesca e mi trovo a collo piegatissimo, senza riuscire a fare forza per guardare in avanti. Urlo di dolore, tanto che il tallonatore avversario smette di spingere, e dico al capitano di chiedere la no-contest. Avrei preferito evitarla, ma rischiavo seriamente il collo. A inizio secondo tempo calciano su di me. La prendo e tre uomini mi sono subito addosso. Mi tengo in piedi, ma per una botta il mio naso mestruato inizia a sanguinare e l'arbitro mi manda fuori per sangue. Io, per poter rientrare in fretta (non c'erano riserve per noi), vado al banco delle salamelle, prendo un tovagliolino e me appallottolo un pezzettino nel naso. Poi rientro in campo. Si gioca ancora, ma prima di una mischia chiusa riprendo a sanguinare, e l'arbitro mi manda fuori definitivamente. "Non ti voglio più vedere in campo". La prima espulsione per sangue praticamente. A fine partita pianto liberatorio di commozione abbracciato al mio Capità, alla sua ultima partita con noi (e con il Doc che commentava "Schifosi, andate da un'altra parte a fare queste cose!") e birra offertami dagli avversari. God bless the uplifting malt drink!

Friday, June 15, 2007

Many thanks + Sbornia letteraria

Con questo post voglio ringraziare tutti coloro che parteciparono al mio regalo di compleanno (un grasso e lauto buono per comprare libri da Feltrinelli). Oggi sono andato a sfruttarlo, e ho fatto una strage in libreria. Grazie ancora.
Sono lieto di annunciarvi che il vostro regalo di compleanno per me sono stati i seguenti libri:
  • Aldous Huxley "Tutti i racconti"
  • Tibor Fischer "La gang del pensiero"
  • Tibor Fischer "Viaggio al termine della stanza"
  • Jonathan Coe "Circolo chiuso"
  • J.D. Salinger "Franny e Zooey"
  • J.D. Salinger "Alzate l'architrave, carpentieri! - Seymour. Introduzione"

Tra l'altro è periodo di grande lettura e acquisto di libri in casa Billie. Sto leggendo due libri (il mio libro da treno "Three men in a boat" di Jerome Klapka Jerome e "Oh, play that thing!" di Roddy Doyle) e ne ho ordinati due su Amazon: "Rugby's strangest matches - Extraordinary but true stories from over a century of rugby" di John Griffiths e "Paddy Clarke Ha Ha Ha" di Roddy Doyle, in lingua originale, avendolo già letto in italiano.
In più mia madre è andata a trovare mia sorella a Leicester e ha svaligiato per me un WH Smith (errata corrige: era Borders), comperandomi "The Groundwater Diaries" di Tim Bradford, "A drink with Shane MacGowan" di Victoria Mary Clarke e Shane MacGowan, "My father and other working-class football heroes" di Gary Imlach e "The Rotters' Club" di Jonathan Coe (anche questo già letto in italiano - "La banda dei brocchi"). Sto a fare indigestione, ho da leggere fino al 2008.

Tuesday, June 12, 2007

A black eye + Madness

Allenamento. Roby Bengala cade a terra senza mollare la palla. Pietro (il Canuomo) gli è subito sopra, a cercargli il pallone, ma Roby non lo molla. Vado a dare una mano. E in quel preciso momento Roby molla la presa e il gomito di Pietro viene fiondato direttamente contro il mio occhio. Ora ho un occhio nero. A quanto pare a Pietro fa ancora male il gomito.

Giornate fiacche, sono fiacco pure io, ma vabbè. Sono a casa da solo fino a domani, sto sperimentando in cucina (ambiente che finora mi era ostile) e sto riuscendo forse in questi momenti a farmi una pizza. Speriamo in bene.

Nel contempo, anche i giappi fanno pubblicità alla Madness:



The Nippos colpiscono ancora:

Monday, June 04, 2007

This is absolute Madness

Da non credere...
Baggy Trousers d'ora in poi sarà la colonna sonora delle mie lavate di denti



l'origginale