Sunday, December 31, 2006

Pert & Gorg

Dalla fantasmagorica penna de Ilgorgo

Ti deferirò al Trib.Pop.! Stronzo!

Visto l'ultimo commento di Pert, ho deciso di fare un post tributo a Pert (a.k.a. Ilgorgo), a Pert (il più meghlio fumetto della storia) e a Paz (Andrea Pazienza)...ah, dimenticavo: e allo scanner di PertilgorgodaNorcia. Quivi scannerate le dieci vignette che preferisco della prima parte dell'albo a fumetti Pert.






Friday, December 29, 2006

Mio padre sanguina storia

L'altro giorno bazzicavo Feltrinelli per prendere qualche regalo di natale (in ritardo, non avendo avuto soldi e tempo per farli prima) e mi sono imbattuto in Maus, di Art Spiegelman, che ieri mi ha tenuto gli occhi incollati alle sue pagine fino alla fine. Maus è una graphic novel in due parti, della quale avevo letto, grazie a un albo edito da Repubblica, la prima metà, intitolata "Mio padre sanguina storia". La seconda parte, "E qui cominciano i miei guai", non l'avevo ancora letta e così ho deciso di acquistare il volume.


Maus è un fumetto piuttosto particolare: penso che molta gente storcerebbe la bocca a sentir parlare di un fumetto autobiografico e, soprattutto, di un fumetto che parla di un tema come l'Olocausto. Maus infatti esplora il difficile rapporto tra Art e suo padre Vladek, un ebreo polacco sopravvissuto a Auschwitz e Dachau, narrando attraverso la storia personale di Vladek e Anja (la madre dell'autore, morta suicida più di 20 anni dopo la guerra, come anche molti altri reduci dal campo di concentramento) la tragedia che percorse l'Europa tra gli anni '30 e gli anni '40.

Thursday, December 28, 2006

Glasgow & The Pogues (V)

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

The Day After

La mattina del 13 dicembre mi sveglio. Sorseggio un po' d'acqua guardando dalla finestra il fiume Clyde. Studiamo un attimo mappa e programma sul da farsi, poi doccia. Dopo aver lottato un po' con lo scaldabagno dell'ostello, che mi gettava una doccia ghiacciata addosso, capisco come far arrivare acqua calda. Una nutriente colazione all'ostello, prendiamo tutti i bagagli e salutiamo definitivamente Clyde Street e il magnifico fiume che vi scorre a fianco (appena scoperto il suo nome in gaelico: Cluthas). Dopo aver fatto qualche capatina in negozi di dischi (dove notiamo con piacere che la musica trasmessa è buona musica, o almeno decente, al contrario dei negozi di dischi qua in Italia) e in un negozio di malsana celticaglia nel quale veniamo attratti dal suono di Flower Of Scotland, è tempo di decidersi e andare verso la prima tappa. Mentre la pioggia si fa torrenziale, cerchiamo un negozio dove vendano i Bad Taste Bears, alla ricerca del portachiavi del mitico Vic:
La ricerca è vana, nonostante sapessimo in che via cercare: Vic, ti troverò un'altra volta, loggiuro! Ci tuffiamo in un altro negozio di dischi, stupendo, dove trovo una maglietta dei Clash che cercavo da tempo. Avevano solo una S, purtroppo. Oramai si è fatto mezzogiorno, e pioggia e vento continuano a crescere costantemente, e noi siamo decisamente fradici. Decidiamo quindi di ripararci allo Scotia Bar in Stockwell Street, il pub più antico di Glasgow (1792), per pranzare. Subito all'ingresso notiamo il cartello "No football colours allowed". Glesses a' that, glesses a' this, Come oan in an' gie yer taste buds a kiss. Ora, non ricordo quale fosse il nome dell'ottima ale che abbiamo quivi bevuto, però il pranzo è stato fantastico. Mentre le nostre giacche cercavano di asciugarsi a stufa, mi son spupazzato un hamburger al pollo, di quelli ottimi come solo nei pub del Regno Unito sanno fare, circondato da patatine. E poi, per chiudere in bellezza, torta di cioccolato calda con gelato alla crema freddo. Una sciccheria che ho scoperto proprio in queste lande del nord dove si dice non capiscano nulla di cibo. Beh, certo, più che roba fritta non si mangia, ma questo tipo di torta è veramente un angolo di paradiso in bocca.
Ci rituffiamo nel maltempo di Glasgow, dove oramai le raffiche di vento hanno raggiunto e superato i 50 km/h, e ci dirigiamo praticamente dall'altro capo della città alla ricerca di Dundas Street. Dundas Street rivelasi essere la strada più introvabile di tutta Glasgow. Chiediamo informazioni e arriviamo praticamente quasi alla Motorway, prima che un signore ci dica "Dundas Street? Ah, yer miles awye! I'll take yeh there!" e prima di capire che quelli prima ci stessero dirottando verso la quasi ononima Dundasvale. Grazie all'aiuto di Sir Yermilesawye troviamo Dundas Street, dove ci tuffiamo immediatamente da Avalanche Records, bel negozietto di dischi, dove per il modico prezzo di 10 sterle acquisto usati una pessima raccolta dei Bad Manners, una compilation northern soul (dal promettente titolo "Northern Soul Floorshakers!") e un disco dei Razorlight.
Soddisfatti e grondanti goccioloni sui dischi, facciamo un respirone e ci tuffiamo in Drury Lane, dove invece entriamo all'Horseshoe Bar, il pub più frequentato di Glasgow, che vanta il bancone più lungo del Regno Unito (!). Rimaniamo un po' delusi, aspettandoci una banconata mastodontica, quando invece si tratta di una struttura ad anello che gli permette di occupare poco. Decidiamo che fa troppo freddo e che stiamo rattrappendo, e che non è il caso di prenderci una birra. Così, alle 2 del pomeriggio, io e Rob beviamo il nostro parting glass dalla Scozia, con un corroborante whiskey di marca Glenfiddich. La prossima tappa è la stazione. Un disgustoso caffè e poi si sale sul treno, dove Rob riconosce Chantal e Gustavo, una coppia (lei italiana, lui argentino) che aveva conosciuto all'andata, e che ci tiene compagnia fino all'arrivo ad Orio al Serio. Glasgow Central, Paisley Gilmour Street, Johnstone, Lochwinnoch, Glengarnock, Dairy, Kilwinning, Irvine, Troon, Prestwick International Airport.

Check-in, fish'n'chips, acquisto di un mini-palloncino da rugby scozzese in un negozio, boarding. Un bresciano, un bergamasco e una bresciana insopportabili che dicono cazzate assurde*. E' giunto il momento: si sale sull'aereo, con il vento che sferza sempre più forte, e ci si accommiata dalla Scozia.

I'm leavin' yeh, Auld Scotia, but I swear that I'll come back!

***
Asterisk explained: esempio di una perla di stronzata snocciolata dal bergamasco ai due bresciani.
Stasera allora vado a mangiare la pizza dalle vostre parti, a Gussago
[perchè l'Italiano che torna in patria deve per forza andare a mangiare la pizza, anche se è stato via tre giorni? Si narra di gente che, andata in Svizzera a fare benzina, tornasse dopo un'ora a casa e organizzasse la serata in pizzeria] in un posto dove fanno la pizza buonissima. Fanno arrivare tutto da Napoli: il legno di faggio con cui cuocere la pizza, la pasta, l'acqua [eh?] eccetera, e visto che devono farsi arrivare tutto, aprono solo il martedì e il giovedì [e che cazzo sono, filantropi, che mantengono una pizzeria, facendosi arrivare il ben di Dio da Napoli per tenere aperto la miseria di due giorni la settimana?]. Si, si, stasera vado a Gussago a mangiare la pizza [peccato che oggi sia mercoledì, babbeo. Va che rischi di farti il viaggio fino a Gussago per trovare chiuso]

Wednesday, December 27, 2006

Glasgow & The Pogues (IV)

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

Post-gig at the Brazenhead


Quarto appuntamento con la nostra Glaswegian Saga. Sicchè, si diceva, Eglington Road inghiotte e disperde i reduci del concerto, sudati e felici, consegnando i loro caldi cuori a un gelido presente di 3 gradi centigradi e vento che gela le ossa. Io e Rob prendiamo una strada a muzzo (da me decisa, grazie al mio grande senso d'orientamento) e non si capisce ancora bene come, ma arriviamo in Cathcart Road, che è l'indirizzo del mitico Brazenhead (anche se il logo del pub reca ben in vista la scritta Gorbals, e Gorbals Road è un'altra via di quell'incrocio su cui sorge il Brazenhead). Il Brazenhead è praticamente il ritrovo storico dei bhoys, i tifosi del Celtic Glasgow. Entriamo e subito veniamo accolti da degli ubriaconi che fanno apprezzamenti sulla mia maglia (notoriamente, i tifosi del Celtic sono filoirlandesi).
Il pub è stupendo. Cimeli calcistici, tra cui spiccano le sciarpe di Parma, Napoli e Sampdoria, un jukebox digitale che mantiene il livello di ottima musica alto, un biliardo, tavolini in legno, bersaglio per i darts, quattro cameriere gnocche, una gran quantità di birre, cessi introvabili, pubblico socievolissimo e allegro. Mi avvicino al banco e la cameriera ci accoglie sorridendo "Can I help yeh?". Sono innamorato, decisamente. Anzi, di più, vorrei sposarla e rimanere a Glasgow. Anzi, di più. Vorrei sposarle tutte e quattro e rimanere a Glasgow. "A Guinness an' a pint o' cider, please". Mentre spilla il mio sidro, si mette a parlare "Yeh were at the Pogues?" "Sure" "Was it good?" "'Twas fuckin' brilliant. A grand gig!" "I was there yesterday, I loved them". Praticamente mi spiega che lei e le sue tre colleghe (da ora in poi: "mia moglie e le mie concubine") sono state al concerto ieri, mentre le ragazze che lavoravano il giorno prima erano andate quella sera stessa (potenza delle doppie date: 11-12 dicembre). Tutte le cameriere (si, dicevo..."mia moglie e le mie concubine") infatti portavano una di quelle fasce che vendono ai concerti e si mettono in testa, con i colori della bandiera irlandese e la scritta Shane MacGowan, attorno alla cinta. "Where are yeh from?" "From It-ly" "Oh! Bowngeeornow!". Mentre sorseggio il più buon sidro della mia vita e vedo la cameriera parlare con una sua collega e indicarci, cominciano a entrare quarantenni, reduci dal concerto.
Il jukebox comincia a cantare canzoni dei Pogues (Fairytale e Fiesta) e gli ubriachi reduci a cantare e ballare, e noi con loro. Atmosfera bellissima: la festa del concerto spostata nel pub più bello del mondo. Tutti felici e contenti, con un senso di tepore nel cuore, a cantare canzoni stupende. A un certo punto viene da me uno della tavolata tifosi del Celtic imbriachi e si mette a parlare con me. Biascica in modo assolutamente incomprensibile un "BRRsfghczRRbluRRblsgcfdzzzRR". Improvvisamente, da un angolo della sua bocca, scende un rivolo di bava e si infrange contro la mano. Costui la guarda interdetto per due secondi, prima di esclamare "Oh, fock!". Nel frattempo il jukebox ci regala You can't always get what you want dei Rolling Stones, e lui si mette a ballarla e a cantarla.
Suona la campana del last call, noi finiamo il nostro, poi di nuovo felpe, coppole e parka addosso, e ci rituffiamo nel gelo di Glasgow. So fare thee well, my own true love, when I return united we will be. It's not the leavin' of the Brazenhead tha' grieves me, but me darlin' when I think of thee. Fa freddo e la fame si fa sentire, quindi entriamo da questo chipper pakistano e io mi sparo un kebab. Chiedo per favore di non mettere salsa piccante. Inutile: la carne era fin troppo speziata, e le mie labbra bruciano così tanto alla fine di quell'immenso kebab, che lo Scottish Daily Record il giorno dopo penso abbia titolato Radioactivity on the river Clyde. Un giretto di un'oretta per la parte a Nord del fiume Clyde ci porta fino in Sauchiehall, dove vediamo un locale mod. Non entriamo. C'è da chiedersi se fosse lì che suonavano i Madness (ebbene si, la stessa sera, a Glasgow, suonavano anche i Madness! E ho trovato il bootleg ufficiale venduto a fine concerto!). Il nostro giro si spinge in là, quasi fino alla Motorway, poi si ritorna, passando di nuovo per Sauchiehall, dove passa uno scozzese vestito da sexy Babbo Natale donna, con tanto di minigonna e toppino leggero con quei tre gradi. Dopo un viaggio in ascensore con due improbabili punk-girls, arriva il momento di coricarsi all'ostello. Domani sarà una giornata pesante.

Tuesday, December 26, 2006

Glasgow & The Pogues (III)

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

Terza puntata della Glaswegian Saga. Riassunto delle puntate precedenti: il nostro eroe, Billie MacGowan, torna nella sua adorata patria scozzese, dopo un tormentato viaggio, per trovare suo padre Shane MacGowan. Dopo essere entrato nella Carling Academy e aver assistito al concerto dei Junkman's Choir, le luci si spengono e parte
Straight To Hell dei Clash.


If you can play on the fiddle, how's about a British jig'n'reel? Speaking King's English in quotations, as railhead towns feel the steel mills rust water froze in the generation. Clear as winter ice, this is your paradise...eccomi cantare la mia canzone dei Clash preferita nella Carling Academy, con il cuore a mille perchè stanno per salire sul palco i Pogues. Un quarantenne con la maglia dei Pogues a strisce bianco-verdi, di evidente ispirazione calcistica Celtic (/kelt(ik)/) Glasgow, uno di quelli che deve aver vissuto sulla sua pelle l'era di Clash e Pogues, mi mette un braccio attorno alle spalle e mi fa "Yeh must be a huge Clash fan, yeh know the bleedin' song by heart!" e si mette a cantare assieme a me. And then the Pogues came and shook the floors of hell: si parte con Streams Of Whiskey, poi If I Should Fall From Grace With God. Il terzo pezzo è The Broad Majestic Shannon, e oramai sono innamorato dei Pogues, del concerto e di Glasgow, e ora del quarto, Turkish Song Of The Damned, non capisco più niente.
Questa la setlist:

Streams Of Whiskey
If I Should Fall From Grace With God
The Broad Majestic Shannon
Turkish Song Of The Damned
Young Ned Of The Hill
A Pair Of Brown Eyes
Boys From The County Hell
White City
Tuesday Morning
Kitty
Sayonara
Repeal Of The Licensing Laws
Sunnyside Of The Street
The Body Of An American
Lullaby Of London
Thousands Are Sailing
Dirty Old Town
Bottle Of Smoke
The Sick Bed Of Cuchulainn

Sally MacLennane
A Rainy Night In Soho
The Irish Rover

Waxies Dargle
The Auld Triangle
Fairytale Of New York (with Ella Finer)
Fiesta

Pubblico espansivo ed entusiasta, molto socievole (già storico il dialogo con uno scozzese che commentava la mia maglietta della nazionale irlandese di calcio mentre i Pogues suonavano The Irish Rover: "Why d'yeh wear Ireland's jersey? Yer Scottish, yeh should be proud of yer nation!" "I'm nae Scottish!" "Yeh Irish?" "Nae!" "So why don't yeh wear yer nation's jersey?" "For me national team's a bunch of sissies!"...questo ci pensa un po' su, poi mi fa "It-ly?" "Yep!"). Tanto calore e i Pogues che, insomma, si vedeva proprio che si divertivano. Verso la fine del concerto sorprende la scelta di una canzone di difficile resa live come The Auld Triangle: i Pogues però non deludono, e ne viene fuori un momento da pelle d'oca, subito seguito dal pezzo che tutta Glasgow aspettava: Fairytale Of New York, con Ella Finer, la figlia del fisarmonicista Jem Finer, ad affiancare Shane MacGowan nel ruolo che fu della compiantissima Kirsty MacColl. Mentre la neve finta cade sul palco, e gli ubriachi si abbracciano e cantano ("All the drunks they were singin', we kissed on a corner, then danced through the night") in un'atmosfera veramente stupenda. Per chiudere invece in bolgia, la scatenata Fiesta. Shane MacGowan e il tin whistler Spider Stacey brandiscono dei coperchi da teglia metallici, tirandoci delle testate tremende. Avendo Shane lanciato poi il suo coperchio nel pubblico dalle mie parti (me l'ero visto in testa), ho avuto modo di saggiare l'effettiva consistenza metallica e i bozzi delle testate lasciate da babbo sulla teglia. Il concerto è finito, ci allontaniamo, ipnotizzati e con la stessa sensazione che si può provare al risveglio da un sogno, camminando su un tappeto di bicchieri di plastica vuoti che ci impediscono di toccare terra. Forse era destino che dopo aver visto i Pogues dovessi camminare a 5 cm da terra. Prendiamo il cd dei Junkman's Choir, Steel Linin' Chant, Rob acquista la maglia da calcio dei Pogues, colori del Celtic Glasgow. E poi Eglington Road inghiotte nel suo freddo i reduci dal concerto, quasi tutti con un sorriso ebete stampato sulla faccia, tutti ancora a cantare e tutti con ancora voglia di festa. Prossima tappa: BRAZENHEAD.

Monday, December 25, 2006

Sometimes I feel so good I wanna jump back and kiss myself

Then the horns started, the same note repeated (-DUH DUH DUH DUH DUH DUH DUH) seven times and then James Brown began to sing. He sang like he spoke, a great voice that he seemed to be holding back, hanging onto because it was dangerous.

Roddy Doyle The Commitments


Fare thee well, James Brown, the Godfather of Soul

Pert è!

Tanti auguri a tutta la famiglia Da Norcia: Aquilante, Il Gorgo, Brice (che è sempre nei nostri cuori), Pert e Upman, e anche ai cugini Fletcher Eudora e Dick Dastardly. Questo è il regalo mio e di Focaccina:

E grazie del tuo bellissimo regalo! Lo terrò sempre sotto la mia scrivania!

Sunday, December 24, 2006

It was Christmas Eve, babe, in the drunk tank

Cosa significa la vigilia di natale:
  • Una Poltrona per due e Asterix in Tv. Penso che verso l'una di notte metteranno quel film fantasy, che non è La Storia Infinita, ma una roba stra-sullo-stesso-filone. Chissiricorda?
  • Tre canzoni: John Lennon Happy XMas, War Is Over, The Ramones Merry Christmas (I Don't Want To Fight Tonight), The Pogues & Kirsty MacColl Fairytale Of New York
  • Domani è il compleanno del mio babbo (quello finto)
  • "Messa di mezzanotte" al buon vecchio Publican, celebra Padre Guinness, chierichetto lo Zio Massi
  • Che ho una voglia assurda di kebab
  • Che dovrei scambiare i regali con i miei amici e familiari, se ne avessi già preso qualcuno (è arrivato di fretta natale quest'anno, si fa fatica a sentirlo)
  • Che vorrei che nevicasse
  • Che mio padre fa il presepe e si mette a preparare da mangiare
  • Che è una giornata in cui tutta la famiglia sistema casa o va a comprare gli ultimi regali
  • Che tutti gli anni alla vigilia sono all'Eurolibri. Che l'Eurolibri è un negozio di libri di merda, nonostante faccia parte della mia infanzia
Aggiunte di uscita post-kebabbo natale
  • Stare in macchina e guidare cantando Fairytale Of New York
  • La versione di Christy Moore di Fairytale Of New York, che merita assai
  • I gadget della Guinness al Publican, chissà se ci saranno quest'anno, e la mia maglietta dell'Irlanda calcistica
  • Gli auguri di Natale, le luminarie, il freddo pungente tipico del 24 dicembre, e l'aria da nevicata imminente, che dovrebbe iniziare tra le 23 e la mezzanotte (speriamo)
  • Gli alberi di Natale, oggi stranamente assenti, e i regali sul tavolo in soggiorno, e la carta da pacchi e le bocce dell'albero e gli omini del presepe sul tavolo dell'ingresso, e mia madre che mi urla di non lasciare la giacca appesa alle sedie dell'ingresso, nonostante la prendero per uscire, sacranòn
  • Il vedere gente che vedo pochino, o che non vedo da un sacco
  • Il girare con gente con cui giro sempre, ma farlo compiendo un piccolo rito che ci accomuna
  • Il pensiero alle patate al forno di domani: si sa, quelle che fa a Natale mia zia sono più buone che quelle del resto dell'anno. Probabilmente sono uguali, e di sicuro l'anno scorso facevano anche schif'. Però son pur sempre le patate al forno di Natale!
Well. Happy Christmas, your arse!
And happy birthday Shane MacGowan!

Glasgow & The Pogues (II)

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

Dicevasi. Eccoci alla Carling Academy di Eglington Road, a Glasgow, Scozia. Un posto per concerti di quelli già visti nei vari DVD dei gigs di Clash o Pogues in UK negli anni '80. Una figata già solo per quello. Bel posto, con le balconate che danno sul pit e un palco non largo, ma profondo. La prima tappa che faccio, con addosso la mia maglia dell'Irlanda di calcio, è il banchetto del merchandise, dove acquisto il già mitico portachiavi-apribottiglie dei Pogues:


Dopo esserci ripromessi di comprare il cd dell'opening act in caso ci piacciano, corriamo a farci spillare una Guinness al baretto. Proprio mentre la pinta si sta assestando inizia il concerto dell'opening act, i Junkman's Choir, originari di Lugton, nell'Ayrshire. La prima canzone è The Spike, e subito mi vien voglia di ballare. Aspetto un attimo, però: il tempo di bere la cima della pinta, per non rovesciare stout nell'agitarmi. I Junkman's Choir sono grandiosi, un ottimo concerto. Alla batteria troneggia Mr.Luggs, A.K.A. Stephen Feartie, al secolo Stephen Wiseman. La batteria è composta unicamente da un tom, un rullante e un tamburo marocchino, suonati con le mazze. Niente piatti, niente cassa. Alla chitarra (acustica e elettrica) si fa ben valere Lou Garoux (che nella formazione di studio è il batterista), mentre Johnny Gator se la sbriga tra la fisarmonica e la tromba. Il frontman è Davy Cinco, A.K.A. Davy Feartie, al secolo Davy Wiseman, fratello di Mr.Luggs, e con lui ex-membro del leggendario gruppo folk-punk acustico scozzese Nyah Fearties. Davy Cinco armeggia con un basso acustico su cui intesse sfuriate e tocchi dolci e lievi in modo inaudito, e canta, con la sua voce ruvida, dolce e decisa allo stesso tempo. Uno di quei gruppi che a sentirli suonare vorresti diventare il loro migliore amico, una delle scoperte più belle della "gita" a Glasgow. Il folk-punk scatenato che domina il loro concerto lascia in alcuni momenti spazio a momenti più ska-reggae, o più tomwaitsiani, o più...insomma: un pentolone di influenze mescolate. Si susseguono le canzoni, con una Hey Joe! (non quella di Hendrix, ma un pezzo dedicato a Joe Strummer) che mi vede cantare "Are you going backwards or are you going forwards? Are you taking over or are you taking orders?" di clashiana e redskinsiana memoria. Caldo il momento di Wide Blue Yonder ("With a song in his heart, and a rythm on his feet") che riesce a commuovermi e darmi brividi, ma il top è l'ultimo pezzo: Red Kola, di cui penso parlerò più estensivamente in un'altra occasione. Tutto il pubblico canta a scuarciagola "Red Kooooola! Red Kola! Red Kola!", e i Junkman's Choir finiscono il concerto. Si monta il palco, ci si riprende dal fantastico gig, e improvvisamente si spengono le luci, e parte Straight To Hell dei Clash.

www.junkmanschoir.co.uk - www.nyahfearties.co.uk

Glasgow & The Pogues (I)

Già. L'ho fatto. Ho preso un aereo per Londra Stansted, poi da li uno per Glasgow...e insomma: ho visto i Pogues dal vivo. Come ho detto a molti, scherzando sulla mia apparente scozzesità* e sull'amore per la musica dei Pogues e per la voce di Shane MacGowan: "Torno in patria a trovare mio padre!". Dove la patria è la Scozia e mio padre Shane, ovviamente.
Tralasciamo i casini che ho avuto (per colpa mia, solo mia e nient'altro che mia) all'areoporto e che mi hanno costretto a ritardare di un giorno il viaggio. Fortunatamente sono arrivato in tempo. Sveglia alle 6 del mattino, alle 8 check-in, e alle 10 take-off da Orio Al Serio alla volta di Stansted. Arrivato in UK, a Londra, resto dentro il terminal. Ho da far passare 6 lunghe ore. Comincio prendendomi una copia di Rugby World e poi mi siedo in un bar dell'areoporto a mangiare: sandwich and crisps. Una schifezza che mi è rimasta lì fino all'imbarco, praticamente. Solita straperquisizione, via anche le scarpe (la ricerca per armi chimiche non è mai troppo accurata). E con un quarto d'ora, parte anche l'aereo da Stansted, diretto verso Glasgow Prestwick, o PIK. L'emozione per il ritorno in Scozia era tangibile. Specie considerando che questo viaggio è stata una seconda luna di miele, che mi ha fatto innamorare delle terre caledoni ancora più di quanto già non fossi.
Prestwick, nel South Ayrshire, mi accoglie con una pioggerellina fitta, con un freddo becco (3°C stimati), con un vento sferzante e con un tot di nebbiolina. E con i cartelli "The best small country in the World". Io mi prendo un po' di patatine nel cartoccio da portar via dal chipper e mi dirigo verso la stazione di Prestwick. Attraverso il corridoio che unisce areoporto e stazione e mi sento emozionatissimo: Scotland, Billie's back! Arriva il treno: Prestwick International Airport, Troon, Irvine, Kilwinning, Dalry, Glengarnock, Lochwinnoch, Johnstone, Paisley Gilmour Street, Glasgow Central.
A Glasgow, Lanarkshire, cammino, estasiato, per la stazione e poi trovo Rob, il mio fido batterista, giunto il giorno precedente, ad accogliermi. Fuori pioviggina e fa davvero freddo, e questo vento terribile gela fin dentro le ossa. Mi sistemo in ostello (Euro Hostels, all'angolo tra Clyde Street e Jamaica Street), giusto il tempo di metter giù qualcosa e farmi venire una copiosa sanguinata dal naso, insomma. E poi usciamo dall'ostello, attraversiamo il Largo Maestoso fiume Clyde sulla Bridge Street, dove ci fermiamo a un altro chipper per mettere sotto i denti qualcosa (un po' di pollo per me). Poi eccola: Eglington Road, e la Carling Academy. Ritiriamo i nostri biglietti, nel gelo sempre più polare.

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

***
Asterisk explained: pare che io dia l'impressione di essere scozzese, almeno per metà. So che da piccolo, in età delle quali non ho memorie dirette, avessi una baby-sitter scozzese adorabile, a quel che mi racconta mia madre. Potrebbe esser stato quello: magari mi versava del Glenfiddich nel biberon al posto del buon vecchio Latte Carnini. Fattostà che le seguenti cose sono successe, spingendomi a credere io stesso di essere mezzo scozzese:
  • Partita di rugby Italia - Argentina al Marassi di Genova. Mentre prendo posto sugli spalti qualcuno mi indica e dice: "Guarda quello là, dev'essere mezzo scozzese"
  • La ragazza di Musicomane (compagno di uni), sentendo tutti che mi chiamavano Billie, era convinta che fosse il mio vero nome
  • Robbby è stata persuasa da un mio compagno di squadra che il mio vero nome fosse Billie
  • Una compagna di squadra di Focaccinova, all'atto del conoscermi, chiese alla Focaccinova se ero o meno mezzo scozzese. Lo stesso giorno (Torneo di Monza di rugby a 10) un folle ubriacone pelato mi chiese se ero scozzese ("No" "Neanche per metà?") e volle brindare con me usando come formula il gaelico Slàinte
  • Un bambino inglese, mentre passeggiavo per le strade della cittadina di Rugby, mi apostrofò con un "Are ye Scottish?"
Molti altri episodi analoghi sono successi. E visto che ho lasciato pezzi di cuore in giro per Edinburgo, Glasgow e Loch Lomond, si spiega ben presto perchè la senta un po' come un'altra patria.

Saturday, December 23, 2006

Perchè l'ho fatto?

Ho aperto un blog. Già ne avevo uno, tempo fa. Mi sento stupido. Non so cosa scriverci, nè cosa ci scriverò, nè se ci scriverò. E dire che ho sempre odiato i "primi messaggi di un blog". Un giorno avrò un buon motivo per aver fatto tutto ciò.