Thursday, December 28, 2006

Glasgow & The Pogues (V)

12nd December 2006, Tuesday
Carling Academy in Eglington Road, Glasgow
THE POGUES
Opening act: Junkman's Choir

The Day After

La mattina del 13 dicembre mi sveglio. Sorseggio un po' d'acqua guardando dalla finestra il fiume Clyde. Studiamo un attimo mappa e programma sul da farsi, poi doccia. Dopo aver lottato un po' con lo scaldabagno dell'ostello, che mi gettava una doccia ghiacciata addosso, capisco come far arrivare acqua calda. Una nutriente colazione all'ostello, prendiamo tutti i bagagli e salutiamo definitivamente Clyde Street e il magnifico fiume che vi scorre a fianco (appena scoperto il suo nome in gaelico: Cluthas). Dopo aver fatto qualche capatina in negozi di dischi (dove notiamo con piacere che la musica trasmessa è buona musica, o almeno decente, al contrario dei negozi di dischi qua in Italia) e in un negozio di malsana celticaglia nel quale veniamo attratti dal suono di Flower Of Scotland, è tempo di decidersi e andare verso la prima tappa. Mentre la pioggia si fa torrenziale, cerchiamo un negozio dove vendano i Bad Taste Bears, alla ricerca del portachiavi del mitico Vic:
La ricerca è vana, nonostante sapessimo in che via cercare: Vic, ti troverò un'altra volta, loggiuro! Ci tuffiamo in un altro negozio di dischi, stupendo, dove trovo una maglietta dei Clash che cercavo da tempo. Avevano solo una S, purtroppo. Oramai si è fatto mezzogiorno, e pioggia e vento continuano a crescere costantemente, e noi siamo decisamente fradici. Decidiamo quindi di ripararci allo Scotia Bar in Stockwell Street, il pub più antico di Glasgow (1792), per pranzare. Subito all'ingresso notiamo il cartello "No football colours allowed". Glesses a' that, glesses a' this, Come oan in an' gie yer taste buds a kiss. Ora, non ricordo quale fosse il nome dell'ottima ale che abbiamo quivi bevuto, però il pranzo è stato fantastico. Mentre le nostre giacche cercavano di asciugarsi a stufa, mi son spupazzato un hamburger al pollo, di quelli ottimi come solo nei pub del Regno Unito sanno fare, circondato da patatine. E poi, per chiudere in bellezza, torta di cioccolato calda con gelato alla crema freddo. Una sciccheria che ho scoperto proprio in queste lande del nord dove si dice non capiscano nulla di cibo. Beh, certo, più che roba fritta non si mangia, ma questo tipo di torta è veramente un angolo di paradiso in bocca.
Ci rituffiamo nel maltempo di Glasgow, dove oramai le raffiche di vento hanno raggiunto e superato i 50 km/h, e ci dirigiamo praticamente dall'altro capo della città alla ricerca di Dundas Street. Dundas Street rivelasi essere la strada più introvabile di tutta Glasgow. Chiediamo informazioni e arriviamo praticamente quasi alla Motorway, prima che un signore ci dica "Dundas Street? Ah, yer miles awye! I'll take yeh there!" e prima di capire che quelli prima ci stessero dirottando verso la quasi ononima Dundasvale. Grazie all'aiuto di Sir Yermilesawye troviamo Dundas Street, dove ci tuffiamo immediatamente da Avalanche Records, bel negozietto di dischi, dove per il modico prezzo di 10 sterle acquisto usati una pessima raccolta dei Bad Manners, una compilation northern soul (dal promettente titolo "Northern Soul Floorshakers!") e un disco dei Razorlight.
Soddisfatti e grondanti goccioloni sui dischi, facciamo un respirone e ci tuffiamo in Drury Lane, dove invece entriamo all'Horseshoe Bar, il pub più frequentato di Glasgow, che vanta il bancone più lungo del Regno Unito (!). Rimaniamo un po' delusi, aspettandoci una banconata mastodontica, quando invece si tratta di una struttura ad anello che gli permette di occupare poco. Decidiamo che fa troppo freddo e che stiamo rattrappendo, e che non è il caso di prenderci una birra. Così, alle 2 del pomeriggio, io e Rob beviamo il nostro parting glass dalla Scozia, con un corroborante whiskey di marca Glenfiddich. La prossima tappa è la stazione. Un disgustoso caffè e poi si sale sul treno, dove Rob riconosce Chantal e Gustavo, una coppia (lei italiana, lui argentino) che aveva conosciuto all'andata, e che ci tiene compagnia fino all'arrivo ad Orio al Serio. Glasgow Central, Paisley Gilmour Street, Johnstone, Lochwinnoch, Glengarnock, Dairy, Kilwinning, Irvine, Troon, Prestwick International Airport.

Check-in, fish'n'chips, acquisto di un mini-palloncino da rugby scozzese in un negozio, boarding. Un bresciano, un bergamasco e una bresciana insopportabili che dicono cazzate assurde*. E' giunto il momento: si sale sull'aereo, con il vento che sferza sempre più forte, e ci si accommiata dalla Scozia.

I'm leavin' yeh, Auld Scotia, but I swear that I'll come back!

***
Asterisk explained: esempio di una perla di stronzata snocciolata dal bergamasco ai due bresciani.
Stasera allora vado a mangiare la pizza dalle vostre parti, a Gussago
[perchè l'Italiano che torna in patria deve per forza andare a mangiare la pizza, anche se è stato via tre giorni? Si narra di gente che, andata in Svizzera a fare benzina, tornasse dopo un'ora a casa e organizzasse la serata in pizzeria] in un posto dove fanno la pizza buonissima. Fanno arrivare tutto da Napoli: il legno di faggio con cui cuocere la pizza, la pasta, l'acqua [eh?] eccetera, e visto che devono farsi arrivare tutto, aprono solo il martedì e il giovedì [e che cazzo sono, filantropi, che mantengono una pizzeria, facendosi arrivare il ben di Dio da Napoli per tenere aperto la miseria di due giorni la settimana?]. Si, si, stasera vado a Gussago a mangiare la pizza [peccato che oggi sia mercoledì, babbeo. Va che rischi di farti il viaggio fino a Gussago per trovare chiuso]

No comments: