Sunday, June 29, 2008

Vecchi Punk Rockers



Bella serata, quella di ieri a Cantù, a vedere assieme alla Bestiaccia i Potage. Potage che sono un gruppo storico della nostra zona, attivi credo dal 1982, uno dei gruppi punk più longevi di Italia, famosi per aver fatto esordire Davide van de Sfroos nel lontano 1983. L'effetto che fanno è...è come se i Beatles, in una versione più casereccia, fossero scesi da un UFO in mezzo alla provincia di Como. E' stato bello come al solito, un concerto capace di farmi sorridere tutto il tempo, perchè i "vecchietti" hanno energia da vendere sul palco. Bello anche salutarli, e pensare di aver avuto l'onore di aprire un loro concerto (e che concerto), oramai due anni fa. Un po' mi ha riportato, questo concerto, a quando c'era una "apertevirgoletteSCENAchiusevirgolette" punk a Como e io la frequentavo (non so quale sia lo stato di salute odierno del punk comasco, ma so solo che ho perso il giro da qualche parte). Eran altri tempi, avevo un'altra testa, altri gusti musicali, un'altra macchina e un'altra seconda famiglia, che purtroppo si è persa quasi del tutto. Momenti che un po' mi mancano, solo un po' di nostalgia in fondo...

(37 hours needs 37 thrills)

Friday, June 27, 2008

Cos'è una ragazza

Ok, un bel giorno in cui mi trovo ad ammettere a me stesso e non solo di stare imparando l'ABC (learning A, B & C mi ero scritto a mò di "promemoria") di come stare con una persona, di come condividere qualcosa con una ragazza, arriva un regalo da parte di Robbby. Il titolo è piuttosto perentorio: Cos'è una ragazza, di Alain de Botton. L'idea di base è carina: dopo esser stato accusato di non essere capace di alcuna empatia e di essere senza appello incapace di comprendere il genere femminile, il protagonista decide di stendere una biografia dell'amata. Alcune trovate sono molto carine, e il libro corre via piuttosto leggero e lieve, anche se verso la fine comincia a trascinarsi un po' stancamente e battere troppo l'accento sui toni saggistici circa le biografie e simili (e tra l'altro, non so quanto il protagonista fosse innamorato e quanto semplicemente affetto da una monomania patologica). La conclusione è piuttosto brutale: l'uomo non riuscirà mai a capire la donna, per quanto si sforzi. Qualche ragionamento me l'ha fatto fare, comunque, anche se quel famoso A, B & C dubito si trovi in qualsiasi libro, un po' come pretendere di imparare ad andare in bicicletta leggendo un manuale su come pedalare. Cos'è una ragazza? Mah...

Il processo di intimità perciò coinvolgeva l'opposto della seduzione, perchè significava rivelare ciò che rischiava di rendere uno più esposto a giudizi sfavorevoli, o meno degno d'amore. Mentre la seduzione si basava sul mostrare le proprie qualità migliori e gli abiti da sera, l'intimità comportava un'offerta complessa, comprensiva di vulnerabilità e di unghie dei piedi.

If I could take one moment into my hands

Non avevo mai visto un concerto di Bruce Springsteen. E mai un concerto così grande. 61mila persone per vedere il Boss con la E-Street Band, e Billie, con altri 5 disperati del Tradate Rugby, va a fare lo steward. E ne vale la pena, nonostante un pizzico di noia e il caldo infernale dell'attesa, perchè Springsteen fa veramente tremare San Siro: lo vedevo a occhio nudo, il muro dietro di me che si muoveva, spostandosi avanti e indietro di 5-10 cm nei momenti più caldi. E poi insomma, tribuna stampa, roba da fare poca o nulla, calca zero. Di fronte al palco, a due terzi di altezza di San Siro, con anche seggiolino e banchetto per riposare le chiappe all'occorrenza. E Springsteen non si risparmia, tre ore tirate:

Summertime Blues
Out in the Streets
Radio Nowhere
Prove it all Night
Promised Land
Spirit in The Night
None But The Brave
Candy's Room
Darkness on the Edge of Town
Hungry Heart
Darlington County
Because the Night
She's the One
Livin' in the Future
Mary's Place
I'm on Fire
Racing in the Streets
The Rising
Last to Die
Long Walk Home
Badlands

Girls in Their Summer Clothes
Detroit Medley
Born To Run
Rosalita
Bobby Jean
Dancing in the Dark
American Land
Twist And Shout

Un concerto emozionante, specie quando Bruce tira fuori dal cilindro le canzoni che speravi e guardi in basso, a un altro angolo della tribuna, dove c'è Mosè che fa segno di "Minchia che concerto!". Beh, mi godrò la bellissima maglietta arancione Bruce Springsteen & The E-Street Band con tanto di steward scritto dietro. I momenti migliori? Per me Promised Land, che ha dato una bella accelerata al concerto (come se ce ne fosse stato bisogno, dopo quel quartetto lì di canzoni) e che ho condiviso con una persona speciale, una Candy's Room intensissima, una Because The Night torridissima, una I'm On Fire da brividi. E poi Badlands, la scatenata Devil With The Blue Dress On (nel Detroit Medley), le luci accese su Born To Run, e Dancing In The Dark, da groppo in gola. Vi lascio in compagnia di Promised Land:


Sunday, June 22, 2008

Dirge for a Red Palm


Mi ha detto che non ci sei più. Addio, Palma Rossa. Ti ho voluto bene, ti ho sempre voluto vedere illuminata. Sei sempre nel mio cuore!

Leonard Bernstein! (Bologna08)

Perchè a volte ci sono talmente tante facce, pensieri, discorsi e accadimenti che sembra un lunghissimo testo concitato e senza filo logico di una breve pop-song (come quelle messe dalla Diggeia, beccata a coccolare teneramente i suoi cd). E allora ti butti su quelle due parole:

LEONARD BERNSTEIN!!

LINKS:
Vignetta
GIF animata di tutta la vignetta

Thursday, June 12, 2008

How to make friends and intimidate people


Un professore non si presenta a colloquio. E io, disceso a Milano esclusivamente per incontrarlo, mi incazzo. Preso dall'ira del consumatore, dello studente che vuole sparachiodare, e del cittadino indignato, gli appendo una lettera (anonima alla porta), assieme a un biglietto del treno e uno del tram:


Si, all'Università mi son sempre sentito un po' guastatore, e mi è sempre piaciuto fare lo pseudo-guerrigliero, anche se in genere per motivi molto più futili (quando cambiarono le macchinette e misero delle macchinette classiste con il caffè borghese e il caffè proletario, per dirne una).

La cosa fantastica è che il professore la sera mi ha risposto a una mail che gli avevo mandato un mese fa. Mail a cui non rispondeva, e per quello ero andato a ricevimento da lui.
E mi scrive che, ok, la tesina è approvata, dei 3 punti a disposizione, me ne da 2 (da aggiungersi al 23.5 dello scritto). E quindi Billie ha finito gli esami.

Mi piace pensare di aver mostrato la luce al professore.
Ma di sicuro non sarà così!

Ka-Tunk!
Sparachiod or Die!

Monday, June 09, 2008

Nuovi misteri d'Italia

Ne avrei dovuto parlare ben prima. Primo giugno, dopo l'inaugurazione di Piazza don Angelo MacGowan (un prozio che mai conobbi) a Tavernerio, continuo una giornata iniziata con la banda che intonava l'inno nazionale. Como San Giuvànn: cisalpino pieno di svizzeri, io uno tra i pochi italiani a bordo. Arrivo in Centrale, devo prendere il treno per Roma, e devo aspettare un bel po'. Tiriamo fuori il libro. Ma il libro l'ho dimenticato a casa. E allora spulcia le edicole per trovare qualcosa da leggere. E ad attirarmi c'è Nuovi Misteri D'Italia - I casi di Blu Notte di Carlo Lucarelli (paura, eh?). E lo compro, allora, e mi lascio portare per mano, a bordo di un treno, nella notte italiana. Un libro che ha un sapore particolare se letto su un treno, viaggiando per la pianura padana mentre leggi di Alceste Campanile, trovato morto nella campagna emiliana. Oppure lasciare Firenze e attraversare l'appennino, con quelle gallerie così lugubri, leggendo dei Mostri di Firenze. E lasciarsi trasportare dalle parole di Lucarelli alla Sicilia del Bandito Giuliano, di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, di Beppe Alfano e della strage di Ustica, o ai litorali laziali, tombe di Wilma Montesi e Pier Paolo Pasolini. E soprattutto quella stazione, che ti fa pensare ogni volta che la attraversi: Bologna. L'ultimo capitolo del libro, quello che mi ha ridotto in lacrime e spinto a scrivere quello che segue:

L'Italia ha un'anima che scorre su rotaie. Le stazioni sono palchi di teatro dove scorrono le nostre vite. Non siamo un paese da aereo, diciamocelo, lo si nota dall'imbarazzo impacciato dell'italiano che si confronta con l'areoporto e col decollo e l'atterraggio. E neanche l'autobus rappresenta a pieno la nostra nazione. L'autobus è un micromondo, grande all'incirca come un solo vagone, è la corriera che fa da sfondo alla vita della provincia, o un più anonimo traghetto per la palude d'asfalto urbana. L'Italia, il nostro stato, però è una storia di treni e stazioni. Le storie della nostra nazione sono lame scintillanti che vanno a infilzare l'Appennino, o a sbucciare l'Adriatico. Sul filo di quella lama spuntano i denti del coltello, città, ognuna con una faccia, un'identità, un'anima e mille storie. E che solo i treni sanno raccontare così precisamente, colpire al cuore, sviscerare. Storie di ogni tipo: storie ordinarie, quotidiane, comuni e non comuni. Storie di amori, di odi, di indolenze, di coincidenze perse, di treni presi o visti passare. Di ire, frustrazioni, rassegnazioni e indignazioni. Storie di stazioni di passaggio, come Bologna, che diventano capolinea. Come la storia di una stazione colpita al cuore quasi trent'anni fa, che lascia una ferita aperta nei cuori delle persone che non hanno mai rivisto i loro cari scendere da un treno, di quelle che chiedono la verità, di una nazione intera. Perchè se l'anima di un paese è un treno che viaggia su rotaie, ogni stazione ne rappresenta il cuore. Un cuore che si è fermato assieme a un orologio, il 2 agosto del 1980. Ma su quelle vene di ghisa, questi fatti riescono a far battere il mio cuore, quello di una persona che ha come unica correlazione con la strage di Bologna la propria nazionalità e un'anima ferroviaria.


Penso sia stato pregno di significato leggere questo libro il giorno prima del 2 giugno, Festa della Repubblica.

Si vede il presidente della Repubblica, Sandro Pertini. E' attorniato da gente, poliziotti, giornalisti, cammina con la testa bassa e dice con voce rotta dalla commozione: - Come posso esprimere lo stato d'animo mio, voi lo immaginate. Ho visto adesso dei bambini laggiù nella sala di rianimazione, ma...due stanno morendo ormai, una bambina, un bambino...una cosa straziante!

Friday, June 06, 2008

Pubbliche scuse...

...sapevo che avrei dimenticato qualcuno, per giunta molto importante. Scusami, Paola... :(

A Perfect Rugbyman


Aperitivo della squadra, con premiazioni ufficiali. E a un certo punto, per la seconda squadra, io e capitan Dante veniamo premiati, con l'attestato che vedete qui sopra. Ed è una commozione, abbraccio forte Dante, abbiamo sofferto e sudato tanto assieme, e quando questo viene riconosciuto e porta i suoi frutti, gioiamo assieme. E mi piace rimirare l'ultima riga: "e perfetto rugbyman". Quello che mi è sempre interessato essere, tramite la palla ovale. Prima ancora che un bravo giocatore. Ho sempre voluto essere uno che tutti ricordino per lo spirito.
E sento di dover ringraziare tanta gente per quest'attimo di soddisfazione. Da chi mi ha fatto venire la curiosità del rugby e chi mi ha dato la spinta per venire a giocare. E chi mi ha dato la spinta per crescere e mi ha insegnato ad essere un migliore giocatore e un perfetto rugbyman. E chi è stato sempre pronto a incoraggiarmi quando per un motivo o per l'altro il rugby era motivo di frustrazione, e sempre pronto a gioire con me quando era motivo di gioia e commozione.
In particolare tra quelli che frequentano e leggono questo blog, ci tengo a ringraziare qualche persona. Mosè, innanzitutto, con una pacca sulla spalla a uno che considero fratello tra i tanti fratelli dell'ATRC, perchè se anche stasera non hai preso nessuna targa, il miglior premio che tu potessi ricevere e il miglior regalo che tu potessi farti è stata proprio la fantastica stagione che hai disputato. Bimbo (che non so se legge), fratello di sempre. Tra le tante cose che mi ricorderò sempre c'è il fatto che è stata la prima persona che son riuscito a tirare giù su un campo di rugby, e ricordo il suo sorriso rialzandosi: "Ce l'hai fatta!".
Robbby, che ha sfidato il freddo di Milano per venire a vedere una delle partite più importanti della mia vita. Cane, Pavelilla e Al, sempre pronti ad ascoltare, a tirar fuori una buona parola, un incoraggiamento e un "Bravo", o anche una battuta per sdrammatizzare, come anche il buon Pulici e Pacu.
La Lara. Quando le ho raccontato dei complimenti dell'allenatore, mi ha risposto semplicemente: "Il mio capitano :)". Ed è bastato a farmi sentire ancora più orgoglioso. Muggsie. I discorsi che ho fatto con lui mi han aiutato a mettere a fuoco il concetto di perfetto rugbyman. E d'altronde lui è un po' un Raphaël Ibañez, anche lui un perfetto rugbyman. Orso. Nel periodo più duro, i suoi inviti e i suoi incoraggiamenti mi han fatto sentire il rugbista più richiesto e il compagno di squadra più desiderato sulla faccia della terra.
E poi, vorrei ringraziare di cuore la prima nocca del mio mignolo sinistro: ti porto sempre in campo con me.