Wednesday, July 23, 2008

Colgate colpisce ancora

Per chi è troppo giovane per ricordare: Madness1 e Madness2.
E anche Best Comment Award.

Beccatevi questa:

Thursday, July 17, 2008

Billie the performer

Si, penso sia l'ora di annunciare anche qui che mi son dato al suonare da solo, spinto dall'assenza di Rob dietro le pelli dei Pressure Drop e dal mio amore per lo stile chitarra&voce di Billy Bragg. Ed è bello sentire i complimenti di gente che si rispetta, che si è citato tra le influenze nella propria pagina personale e da gente che ha scritto canzoni che i Pressure Drop e i The Men They Should've Hung (il nostro side-project acustico) hanno coverizzato nei loro concerti (e di cui ho parlato in uno dei primi post del mio blog, finito poi sul loro sito dopo esser stato passato per un traduttore automatico!).

http://www.myspace.com/billiemacgowan
(per ora on-line una cover di Dirty Old Town)

She's got a ticket to ride


In principio questo post doveva chiamarsi "End of an era", doveva parlare del fatto che le Nord han cambiato biglietto, e del mio rapporto con le FFNM, le Ferrovie Nord Milano. Poi è finita che volevo dimostrare quanto so essere feticista (e molto è stato buttato. Però i biglietti delle FFSS non li butto quasi mai) e ho fatto un collage di biglietti di treni e aerei. Ryanair, Nord, Midland Mainlines. Il mio portafogli un tempo ne era pieno, e questi son stati presi da quella collezione speciale. Ne ho tanti altri, biglietti dei mezzi, bigliettoni di Trenitalia, biglietti di concerti, mostre, spettacoli teatrali e partite di rugby (soprattutto treni e partite di rugby, devo confessare).

Biglietti che un tempo attaccavo ai diari (ho qualche Smemo con i biglietti della Pallacanestro Cantù e penso qualche biglietto di treno e bus per me "importanti"). Tutti questi biglietti hanno delle storie, qualcuno non una gran storia, storie di quotidianità (Lomazzo-Milano), storie di un tragitto quotidiano che diventa il trampolino di lancio per qualcos'altro (Saronno-Milano alle cinque del mattino. Il ritorno è uno dei biglietti d'aereo: Roma Ciampino-Bergamo Orio al Serio). Tragitti quotidiani che conquistano un sapore particolare (Lomazzo-Milano, la prima apparizione del nuovo biglietto delle Nord: ora bisogna timbrare in stazione, e le Nord sono un po' meno particolari). Storie di viaggi all'estero, più o meno tradizionali (Bergamo Orio al Serio-London Luton, Glasgow Prestwick-Bergamo Orio al Serio), storie di viaggi nell'estero, di città rimaste nel cuore (Leicester-Rugby via Nuneaton e ritorno, Nottingham-Leicester). I'll never be sick to my guts of the railway, the railway.

Friday, July 11, 2008

It's the end of the world as we know it

Ci s'era conosciuti a Roma, io e Robbby, e io manco avevo capito chi fosse. E' stata la prima delle tante persone con cui poi è nata un'amicizia a dirmi che di primo acchitto pensavano di starmi sul culo. Una mia corazza scontrosa che si era sviluppata in quel periodo. Ci rivedemmo a Monza, e diventammo amici guardando il Naviglio di Milano, e discutendo delle papere. Tra traslochi, birate (rigorosamente con una R), viaggi in treno o sulla mia Clio, abbiam passato parecchi momenti assieme e spesso è stata un po' una sorella maggiore per me, pronta a darmi un consiglio, a incoraggiarmi, ma anche a raffreddare i miei facili entusiasmi se era il caso. Quando le dico qualcosa, so già cosa vuole dirmi, basta vedere se mi apostrofa con un "Billie..." (sta calmo, ragiona, fermo lì) o con un "Meraviglia!". A questo ho pensato quando mi ha detto: "Questo è l'ultimo saluto per un sacco di tempo. Cavoli, eri così piccolo quando ti ho conosciuto!". Ho pensato che adesso il papero dovrà andare su due zampe, che ho tolto le rotelle alla bicicletta, anche grazie al suo aiuto sempre presente, mentre la papera si farà gabbiano e tornerà dal suo mare. Un po' di malinconia è inevitabile, ma son contento per la papera, che ha il coraggio di aprire le ali e cercare un altro approdo, una nuova casa, un nuovo inizio. Le persone che contano ci sono anche quando son lontane centinaia di km. Leonard Bernstein!! a te, nonna papera, buon viaggio, il mare ti attende!

After a little while Kehaar said, "Now you getting mudders, Meester 'Azel. All go fine, eh?"
"Yes. We'd never have done it without you, Kehaar. I hear you turned up just in time to save Bigwig last night."
"Dis bad rabbit, pig fella, 'e go fight me. Plenty clever too."
"Yes. He got a shock for once, though."
"Ya, ya. Meester 'Azel, soon is men come. Vat you do now?"
"We're going back to our warren, Kehaar, if we can get there."
"Ees finish here now for me. I go to Peeg Vater."
"Shall we see you again, Kehaar?"
"You go back hills? Stay dere?"
"Yes, we mean to get there. It's going to be hard going with so many rabbits, and there'll be Efrafan patrols to dodge, I expect."
"You get dere, later on ees vinter, plenty cold, plenty storm on Peeg Vater. Plenty bird come in. Den I come back, see you vere you live."
"Don't forget, then, Kehaar, will you?" said Bigwig. "We shall be looking out for you. Come down suddenly, like you did last night."
"Ya, ya, frighten all mudders und liddle rabbits, all liddle Pigvigs run avay."
Kehaar arched his wings and rose into the air. He flew over the parapet of the bridge and upstream. Then he turned in a circle to the left, came back over the grass track and flew straight down it, skimming just over the rabbits' heads. He gave one of his raucous cries and was gone to the southward. They gazed after him as he disappeared above the trees.
"Oh fly away, great bird so white," said Bigwig. "You know, he made me feel I could fly too. That Big Water! I wish I could see it."

Tuesday, July 08, 2008

Shaw 150

Venerdì, Stazione Termini da solo, dopo aver accompagnato Silvia a prendere il pullman per Latina. Il mio treno partirà tra un'ora, il mio libro è agli sgoccioli, so che durerà si e no quanto il Lazio (la Toscana invece mi è toccato passarla assiso su un cesso delle FS, da Arezzo fin quasi a Firenze), e allora mi infilo da Feltrinelli, a cercare una copertina, un titolo che mi incuriosisca, un libro che mi tenga compagnia durante il viaggio. E quando mi ritrovo di nuovo di fronte il nome di Antonio Pennacchi, decido, ancora ipnotizzato dalla sua scrittura al fulmicotone, di acquistare il suo Shaw 150 - Storie di fabbrica e dintorni, una raccolta di racconti divertenti e pungenti, spesso con un retrogusto amaro. E a partire dal primo racconto, Nodulo cosmico, Pennacchi mi riavvolge nella sua mitologia Pontina, che rivolve attorno a Latina - già Littoria - e che ospita un fantasma del Duce che pattuglierebbe l'intero Agro Pontino - Sabaudia esclusa - in Moto Guzzi, e storie e personaggi sul palcoscenico di Cisterna di Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, dalla strada che porta a Roma, dalla via che porta a Latina Scalo, dalla Centrale del latte, dalla Centrale nucleare di Borgo Sabotino, dalla Fulgorcavi e dalla sua Shaw 150, che sembra quasi un vascello fantasma che solca i mari, con ogni personaggio che racconta la sua storia, e non è altro che un macchinario (una pressa idraulica orizzontale) che fa da cuore pulsante per questi racconti. Tutti i racconti girano attorno alla Shaw 150, sono stati raccontati "su" di lei, in senso fisico. Ed è così che storie apparentemente slegate tra di loro trovano una loro incredibile omogeneità, alcune si appiccicano ad altre, e Pennacchi se la gioca alla grande mischiando e creando dal nulla nuovi miti di provincia, leggende e dicerie, mescolandole con la storia e l'architettura di queste "città di fondazione". Racconti che rimangono sotto pelle, grazie alla forza della scrittura di Pennacchi. Verrebbe da citarne tanti, ma i piccoli drammi e storie che Pennacchi inventa tra fabbrica, città e provincia sono veramente tutti meritevoli. I miei preferiti sono probabilmente il drammatico Marco (in appendice al libro c'è Genesi di "Marco", una Memoria pronunciata dall'autore dinanzi ai giudici di Corte d'Assise nel processo per calunnia e diffamazione intentatogli su denuncia di terzi a causa di "Marco" - e Pennacchi dichiara Dopo questa arringa, naturalmente, il processo si risolse con una solenne condanna. L'assoluzione arrivò solo cinque anni dopo, in Appello, quando l'avvocato non mi fece proprio aprire bocca: "Stia zitto lei, che ha già fatto troppi danni l'altra volta") e il gustosissimo Sabaudia, in cui l'autore crea un leggendario Mussolini, incazzoso e superstizioso, che, colpito da ogni sfiga ogni volta che si approssima alla città litoranea allora in costruzione (in onore guardacaso di Savoia, e non sua), si rifiuta di avvicinarvisi fino al punto da evitarla ancora nelle vesti di fantasma che si aggira per l'Agro Pontino in Motoguzzi.

C'è tornato un'altra volta. O meglio, ci voleva venire, ma non ci è arrivato. All'inaugurazione - 15 aprile 1934 - non è venuto. C'erano solo Savoia e marce reali. Era festa loro. [...] Lui per tutto il giorno è rimasto a Palazzo Venezia. Lo sentivano solo dire: "Sto cazzo di re". Ci ha spedito Cencelli. Poi c'è venuto qualche giorno dopo, in moto, da solo, per vedere com'era venuta. Ma quando ha fatto la curva, all'incrocio della Litoranea, ha sgommato sul brecciolino fresco e s'è ritrovato a gambe all'aria.
Non s'è fatto niente. S'è solo strusciato. Però ha preso paura. Ha detto: "Sto cazzo di posto". Ha rinforcato il Guzzi, ha scalciato la pedivella ed è tornato indietro. Non ci ha più rimesso piede. Una volta che Cencelli insisteva per farlo andare al collegio dei marinaretti gli ha detto: "Cence', non mi rompere: in quel posto non mi ci porti più nemmeno a pagamento. Portaci i Savoia". E non lo ha più voluto nemmeno nominare. Quando proprio doveva dirlo diceva: "Quelo posto", oppure: "Quel cazzo di posto".

E' per questo che anche da fantasma non ci viene. Gira notte e giorno per tutto l'Agro Pontino. Palmo a palmo. Col Guzzi 500. Fa il nume tutelare dappertutto, eccetto che qua. "E' chiaro che poi la gente ci si affoga", dice il Camparisoda pure se non è fascio.

Monday, July 07, 2008

Il fasciocomunista

Dice: "Sei un fascista prestato alla sinistra". Lo dice Cane, per via del fatto che voto Di Pietro e che ho un certo modo di pormi a sinistra con un atteggiamento di destra. Non nel senso di estremi opposti che si confondono, ma nel senso che un po' del rigore e serietà "destrorso" che ci mette Di Pietro, secondo me servirebbe alla sinistra, almeno credo (Cane smentiscimi). Oddio, anche alla destra, che non ha molto della destra, di 'sti tempi. Vabbè, a parte questi discorsi senza senso, Robbby (quack!) decide di regalarmi quindi, per il compleanno, oltre al già citato Cos'è una ragazza, anche Il fasciocomunista - Vita scriteriata di Accio Benassi, di Antonio Pennacchi. Letto in treno in direzione di Latina, guardacaso paese di Pennacchi e luogo principale in cui si svolgono gli eventi del libro. Leggere un libro in treno, una volta di più, si è rivelata un'esperienza particolare (ricordo ancora le lacrime su Baol di Stefano Benni (Milano-Bologna-Milano, sempre per motivi di cuore, e quelle sui Nuovi Misteri d'Italia di Lucarelli di cui ho parlato poco tempo fa), quando Milano-Roma-Latina (le tre stazioni del mio viaggio) si rivelano (oltre a Siena e Bari, ma in modo diverso) i palcoscenici principali di questa storia. Storia di un Accio Benassi che si rivela uno di quei personaggi terremoto della letteratura italiana: memorabile la sequenza in cui Accio mette in piedi uno sciopero per la Zona B di Trieste praticamente da solo. Un libro che, nel suo modo di narrare, mi ha ricordato molto altri due libri, che prendono in mano un personaggio e lo traghettano attraverso Storia e vicende d'Italia, con frequenti rimandi all'attualità di certi personaggi. Trattasi di Due di Due di Andrea De Carlo (pare Pennacchi lo detesti con tutta la sua anima, De Carlo) e Saltatempo di Stefano Benni. Accio Benassi però è un personaggio particolare, rispetto a Saltatempo e ai protagonisti di Due di Due: è un personaggio completamente scorretto, verace nella sua estremità. Parte dall'MSI e finisce alla Volante Rossa, crescendo pian piano e rendendosi testimone delle contraddizioni dei vari mondi con cui si trova ad avere a che fare, distaccandosene e prendendone le distanze. E' un vero cane sciolto, che sembra aver bisogno solo di se stesso. Storia fantastica e ottima nel suo offrire una sfaccettatura diversa, e spesso non andata a cercare, su certe vicende della storia e della politica italiane. Poi la scrittura di Pennacchi mi è piaciuta molto, diretta e vivace, con quell'uso sproporzionato e contagioso dell'espressione Dice: "...", e con i molteplici riferimenti alla storia e architettura di Latina, già Littoria, e a bonifiche e quant'altro. E, come se non bastassero tutte le coincidenze che trovo in libri e canzoni e film ogni volta, c'è anche il buon vecchio rugby:

Abbiamo passato i mesi ad allenarci e a imparare il gioco, e tutti i giorni gli chiedevamo, all'allenatore federale: "Quando facciamo una partita vera?". E finalmente ci hanno organizzato l'incontro d'esordio con la Marina militare, al campo sportivo di Latina, e a noi non pareva vero. Ma quando sono arrivato negli spogliatoi e già stavo per cambiarmi - nel corridoio avevo incrociato il Federale che usciva, ma non ci siamo nemmeno salutati, ho visto che lui ha abbassato il viso, tutto scuro, proprio per non vedermi, e io non l'ho salutato e così è stato poi per sempre, da allora non ci siamo più detti una parola (lui in verità mi mandava a dire che ero un delinquente, un anarchico, un provocatore, e io gli rimandavo che era una testa di cazzo) - ma quando stavo per cambiarmi Adriano, il fondatore della squadra, il boss, il manager, m'ha detto: "No, tu no". Ci sono rimasto di merda. Ero titolare. Lui s'è scusato: "Non ci posso fare niente, non è colpa mia".
"Ma sono il migliore nei placcaggi."
"Lo so, ma quello ha detto che non gliene frega niente, posso giocare pure con uno in meno, posso perdere mille a zero, ma tu non devi giocare." Quella è stata l'umiliazione più grossa, anche perchè in tribuna c'erano un paio di ragazze che erano venute apposta per vedermi, le avevo messe in croce per farle venire: "Mò che gli racconto?". Ho provato a dirgli: "Vabbè, fammi giocare questa e poi dopo non mi faccio più vedere". Niente da fare, era una ritorsione in piena regola. Poi dice perchè non lo ha più salutato, perchè - dopo - hai fatto quello che hai fatto. E' stato più per la squadra di rugby - e per la partita con la Marina militare - che per l'espulsione dal Msi: il Msi lo posso pure capire, la squadra di rugby no. Lupo, invece, lo hanno fatto giocare. Dice: "Ma lui faceva il pilone". Ah, bei ragionamenti.

Saturday, July 05, 2008

Thursday I'm in love

Stare seduti, mangiando, guardandosi negli occhi. In mezzo a noi solo l'angolo di un tavolo, i nostri piatti e bicchieri, una bottiglia di Nobile di Montepulciano. Poche parole, tanti sguardi e sorrisi. Non lo so, la cucina è un posto che improvvisamente ha acquistato una valenza particolare. Quella cucina, in particolare, ha una certa qual storia, di cazzate sparate durante una lunga notte, quando la valanga era ancora solo in agguato, e cominciava a scivolare. Stringersi in cucina, abbracciarla mentre lava i piatti, zuccherarle il caffè, preparare assieme da mangiare, apparecchiare assieme per due, riempirle il bicchiere. Cose tanto piccole e semplici, ma che mi fan sorridere veramente tanto.