Friday, July 27, 2007

Come farsi male da soli

Ho deciso di far pulizie nello stanzino dove tengo il PC. C'era da portare su un materasso per le scale, e mentre lo portavo si è staccata una maniglietta, fiondandomi il mio pugno dritto in faccia. Sangue dal naso e rincoglionimento sovrano. Perchè provo a fare queste cose? D'altronde, come dice Homer Simpson: If something is too hard, then it's not worth doing it.

Ultimo esame dato. Lo scritto (prima parte). L'avrò passato? Mah, boh, mah.....

Tuesday, July 24, 2007

Viaggio al termine di una stanza

La colonnona di libri si assottiglia. E' bello non rimanere senza carta stampata da leggere appena finito un libro, ma girar la testa a sinistra, verso il comodino, e programmare l'ordine delle prossime letture. Il prossimo, ho deciso, sarà il libro di Gary Imlach, mentre poi potrei riassaltare Fischer (appena finito) oppure passare a Salinger. Sono giunto al termine del libro di Tibor Fischer, "Viaggio al termine di una stanza", diversissimo da quel "Sotto il culo della rana" che tanto mi era piaciuto, ma non per questo meno bello. Anzi, vivaddio aver trovato, dopo un anno di dieta forzata di Roddy Doyle e Jonathan Coe, uno scrittore che fa libri che non c'entrano niente l'uno con l'altro. E poi ho sempre apprezzato l'humor nero di Fischer. E questo libro, se sulle prime mi ha spiazzato, mi ha subito avvinto. La citazione è una delle sequenze più memorabili del libro, l'ha spuntata tra molte:
Ci aspettavamo delle domande, ma non ce ne furono. Passammo giorni e giorni sdraiati sul terrazzo senza ricevere, con nostro grande sollievo, alcuna visita della polizia. Cos'avremmo potuto dire: "La mia amica Heidi è così porca che riesce a far fuori un elicottero con un'occhiata"? Cosa poteva aver detto il pilota negli ultimi secondi: "Mayday, mayday, sono stato abbattuto da una fica"? E a quali conclusioni sarebbero giunti gli investigatori? "L'agente Diaz è perito come avrebbe sempre sognato, tenendo stretta in pugno la sua virilità"? Ovvio che le domande non si materializzarono mai.
Addendum: questo libro l'ho letto anche in onore al suo traduttore, Yako, che mi lasciò un messaggio sul blog mesi fa. Non male come lavoro, anche se non ho letto l'originale. L'unica cosa su cui mi sei un po' caduto è stato "il jersey di Cardiff", che suonava proprio male. Ah, e com'erano in originale Patricia Gemebonda e Patricia Estremamente Gemebonda? Salud!

Monday, July 23, 2007

Publican PizzoccherArmy

Domenica fu il dì in cui i nostri compirono l'impresa. In data 21 luglio 2007, domenica sera, degli impavidi si accinsero a dare assalto al pizzocchero preparato con amorevole cura dallo Zio Massi al buon vecchio Publican, da dove latito ultimamente. E cazzo se ne è valsa la pena. All'arrivo in rotonda, con "Flower of Scotland" a manetta, adocchio Joe Dee. Parcheggio la macchina nel solito posto, parcheggio le chiappe su uno sgabello al bancone vicino a lui, e comincia la chiaccherata, riguardante folk, musica celtica, punk, calcio, hooliganismo, Scozia, UK, Irlanda, Bretagna, rugby, calcio, birre, whiskey, film ambientati in UK, libri (Coe e Hornby) e quanto il pizzocchero il 21 luglio sia un'impresa per veri uomini, sprezzanti del pericolo. Tripla razione di pizzocchero somministrata dallo Zio Massi, una pinta di Murphy Red, una fetta di meringata, un caffè e un bicchiere di whiskey per mandar giù tutto. Bello vedere in giro vecchie conoscenze. Lo Zio, la Chicca, gli ex-colleghi, la porta del bagno tutt'ora guasta, Joe Dee & il Lord, Mòss. Ti spiace di esser lì così poco. E sei contento perchè, un po' come una famiglia, ogni volta che ci vai è come se fossi stato via appena due giorni.

Saturday, July 21, 2007

Triple Diamond Football Club

Giovedì sono andato con Robbby e Lori a vedere El Gafla, un gruppo francese simil-Mano Negra. Bel concerto, mi son divertito. A fine concerto ci siamo aggregati al gruppo e ognuno si è messo a suonare qualcosa. Io ho dato soprattutto su un ukulele accordato non ho ancora mica capito bene come. Alle tre e mezzo sono ripartiti col loro furgone (dandoci uno strappo e iperpopolando suddetto furgone), alle quattro e dieci son tornato a casa finalmente.
Ieri invece...ebbene si, ho giocato a calcetto. In squadra con mio cognato e mio pseudocognato e contro mio fratello. Non so più giocare con le palle tonde. In più, sono assolutamente fuori forma. Ho fatto benino in porta invece. L'unico gol subito, ahimè, da mio fratello, lasciato libero di sboroneggiare.
Finita la partita, via a bere una birra al Cinghei. Vittima della Triple Diamond lasciai il mondo ieri sera, dopo aver prodotto un gallone di pipì. Casso se stampa. Casso che mal di testa.

Monday, July 16, 2007

Il Circolo Chiuso

Ho finito "Il Circolo Chiuso" di Jonathan Coe. Il seguito di "La Banda dei Brocchi", uno dei miei libri preferiti. Ci sarebbero state anche citazioni migliori, ma è l'unica che mi è venuta in mente.



Devi solo andare avanti. Non c'è altro da fare, non credi? Non c'è altra scelta. Devi solo andare avanti, e cercare di dimenticare, ma non ci riesci, perchè se non è una canzone, allora è qualcos'altro, c'è sempre qualcosa che ti riporta indietro. Cristo, basta che accendi la televisione. Lockerbie. L'11 settembre. Bali. Le ho guardate tutte, queste tragedie. Non riesco a farne a meno, ed è terribile, sai. E la cosa peggiore è che non smette mai. Non smette mai, e diventa sempre peggio.

Sunday, July 15, 2007

Kiwi Kiwi Alleluja


La canna fumante della mia chiodatrice è silente al momento. Ho troppo mal di testa.
E' stato un uichènd intenso. A partire dalle 45 pagine di Informatica Distribuita di venerdì pomeriggio.
Poi dopo sera in Milan in compagnia delle gemelle Iveco Robbby & Phoe, della Foca Nazionale, di Ghemon, Duccio, Xli, Ursus e Desio. Serata che ha lasciato parecchie vittime per strada e che si è conclusa con me dormiente su un divano vicino a una finestra aperta che dava su Viale Monza. Immaginate quanto abbia dormito bene.
Tornato a casa da Milano, subito sono dovuto ripartire: festa in Piscina a casa del Prez, con addio a O'Capità. Compresa anche partitella di pallanuoto. Contando che io e il nuoto siamo due mondi a parte, si è sfiorata la traggedia come minimo. Ora soy muy cansado e il mal di testa impera. Quindi ripongo la sparachiodi e lascio parlare lui, colui grazie al quale il sommo Paco mi nominò sul suo ultimo post. Kiwi.

Wednesday, July 11, 2007

Get well, Philip!


Visto il nome del mio blog e la grande passione che nutro per i Pogues, mi sembra doveroso fare gli auguri a Philip Chevron, chitarrista dei Pogues e autore di alcune tra le loro canzoni più belle. Ho sempre pensato che il suo controcanto sulla sua Thousands Are Sailing nel live al Town & Country Club sia il momento musicale più emozionante cui abbia avuto la possibilità di assistere, seppur mediato da una TV e da un lettore DVD. Mi riempie la schiena di brividi. Come mi riempì la schiena di brividi scoprire una sua canzone in cui parla dell'eroe della mia infanzia e di quello della mia adolescenza, rispettivamente Totò Schillaci e Joe Strummer. Per non parlare del magnifico concerto di Glasgow il 12 dicembre 2006: ero lì, un sogno realizzato. Al buon Philip (membro del forum dei Pogues, sempre pronto a rispondere a chiunque e a condividere le sue opinioni) è stato diagnosticato un cancro alla gola. Non mi viene in mente molto da dire, se non augurare a Philip di riprendersi presto. C'è una chitarra che lo aspetta, e numerosi palchi.

"And we raised a glass to JFK and a dozen more besides When I got back to my empty room, I suppose I must have cried"

Because of my blog's name and my great passion for the Pogues, I feel I'd like to give my best wishes to Philip Chevron, guitarist of the Pogues, and author of some of their best songs. I always thought that his backing vocals on his Thousands Are Sailing (live at Town & Country Club) is the most moving musical moment I've had the luck to enjoy, as though assisted by a TV and a DVD reader. It just sends shivers up my spine. And up my spine the shivers went when I discovered he wrote a song whose lyrics feature the heroes of my childhood and teen years, respectively Totò Schillaci and Joe Strummer. Not to mention the wonderful Glasgow gig on December 12th, 2006: I was there, it was a dream come true. Philip (member of the Pogues forum, always answering anybody and sharing his views) was diagnosed a throat cancer. I can't think of much to say, but to wish Philip to get well back soon. There's a guitar waiting for him, and countless stages and gigs.

Monday, July 09, 2007

War is over, Chiodator is not


La guerra è finita, ma le raffiche di sparachiodi risuonano ancora per la città. Sono un cecchino, nascosto dietro alla finestra rotta di una fabbrica in disuso. Impugno la mia Rurmec PT 950, e ho attorno alla spalla un intero caricatore di SK 62/8. Una combinazione letale: chiodi a testa piatta Ø8 mm, col gambo lungo 62 mm. Sono un uomo con una missione. E la massa battente della mia chiodatrice per fissaggi a sparo non potrà riposare finchè la sua sete di sangue non sarà placata. Vedo un paio di personaggi piuttosto, diciamo, singolari. E capisco che stavolta non dovrò dar sfogo alla mia furia brada. Stavoltà la mia Brutalità dovrà essere convogliata nella precisione clinica e sadica del mio grilletto. Ripongo le SK 62/8 e estraggo dalla fondina gli HR 37 di precisione. Chiodi a testa piatta Ø8 mm con rondella da 20 mm. La lunghezza è contenuta, solo 37 mm. Ma accoppiato a un chiodatore scelto come me, un HR 37 colpisce sempre il bersaglio.

Sono al bar dove faccio colazione di solito. Entra una signora, vecchia e grinzuta, scura di pelle (lampada?), volgare nell'aspetto come nei modi. Chiede al cameriere che mi sta facendo il caffè i soldi per le sigarette. Severo, il cameriere, le risponde: "No!". Lei insiste, dice che fuma le MS nere, ma il cameriere è irremovibile. E la signora sbotta.
"Va a farti inculare a New York, coglione!"
"Tutta quella strada per prenderlo in culo?"

Sempre parlando di grinze, una signora che si è presentata al Museo. Ancora più volgare, se possibile. Vestito scollato, schiena scoperta. E grinzosa. Non ha detto niente. Non ce n'era bisogno.

Capirsi con una famiglia di cambogiani che parla italiano, ma non lo capisce, e che non riesce a capire manco l'inglese.

Un piccolo feticista di cavetti di anni 5 e mezzo che ha imperversato per il Laboratorio. Tra l'altro nell'ora in cui c'era Dario.

E infine, un 75enne esce dalla conferenza al Museo e chiede all'infopoint:
"Sono stato alla conferenza, se ora voglio visitare il Museo?"
"Deve fare il biglietto all'ingr..."
"Ah, no, allora no".

Beh, ora sono mimetizzato nella folla. Sono insospettabile, il mio sguardo assassino è nascosto dietro ai miei occhiali scuri nel laboratorio di informatica dell'Uni. Pensano io sia pazzo, ma sono lucidissimo. Sono un guerrigliero, non un serial killer. Non ho nulla da spartire con il Mostro di Ferrara, quello incriminato per aver fresato a morte 12 rodigini nella sua cascina nascosta a Pontelagoscuro. Quello che poi lasciava i cadaveri davanti al Battaglini, tutti con la Lettera a Savonarola poggiata sopra e firmata col sangue CDP. E non sono neanche come il Bannatore Seriale di Torino, ossessionato dalle api. Ora però son passato alle armi chimiche. Kebab. Sto andando alla Iuniversal, dove lavorai un anno e mezzo fa, e che già fu teatro di un mio attentato fatto usando armi biologiche quali la polenta della mensa, a ritirare dei moduli che mi spettano. Qua in Università invece, mesi fa scossi la gente con il mio sabotaggio delle macchinette, al quale potrei dedicare un post a parte prossimamente.

Domani sui giornali ne vedrete delle belle. Ve lo assicura il vostro Sir Billie MacGowan MSE BB (ho incastonato un nuovo titolo nobiliare nel mio nome. BB = Beer Belly, e mi è stato assegnato da uno sposato con un'irlandese!)

PS: che ascensori e cessi sboroni che hanno alla Universal. Hanno persino la tripla reception.

Sunday, July 08, 2007

Il ritorno dell'autofilettante (Sparachiodi episode III)

*** PROLOGO ***
Atto unico

Ebbene si, la Settimana Mondiale della Sparachiodi giunge al termine. Sono tornato a casa trascinando i coglioni per terra ed è con estrema fatica che sto scrivendo codesto post. Ma DOVEVO informarvi che questa domenica. Questa domenica ho trovato una persona che diventerà, al posto dei miei gingilli, l'obbiettivo della mia Rurmec PT 950.

*** DARIO ***
Atto primo

Si tratta di un piccolo bambino, 9 anni, di nome Dario. Mentre facevo ausilio all'info-point, attorno alle 10'30, arriva e dice:
"Sono Dario Xxxxx, nato nel 1998. Voglio fare il laboratorio di Internet".
Io controllo il foglio. Vedo che alle 11 a Internet non c'è nessuno, mentre alle 12 ci sono già quattro persone e gli dico:
"Senti, Dario. Puoi fare Internet, però posso proporti anche il Laboratorio di Robotica?"
"No, l'ho già fatta!"
"Lo so, ma puoi fare Internet alle 12, così c'è qualche altra persona e l'attività viene meglio, e intanto che aspetti, puoi fare un altro laboratorio..."
"No, voglio fare Internet alle 11!"
"Ma saresti solo!"
"Meglio"
Il padre del bambino, in tutto e per tutto fatto come il nostro Dario, dice:
"Vede, l'avevamo già fatto, ma se c'è solo lui viene seguito meglio"
"In realtà i laboratori vengono meglio se ci sono più ragazzi che interagiscono e si confrontano".
La conclusione che abbiamo tratto è che la madre o gli ha regalato un abbonamento al Museo per toglierseli entrambi dalle palle una volta a settimana almeno o è scappata 3 anni fa e ha fatto perdere ogni traccia.

Atto secondo

Alla fine Dario l'ha spuntata. Ha fatto Internet alle 11. E Colore alle 12. Alle 13 per noi è pausa pranzo e, prima di andare in pausa, sostituisco il mio collega all'info-point per qualche minuto. Arriva Dario, che non aveva voluto fare Robotica perchè l'aveva già fatto, e dice: "Alle 14 voglio fare Robotica". La guida a Robotica sono io. Immaginate il sorriso sulla mia faccia.
In laboratorio il piccolo petulante spaccacazzo riesce a rendermi la vita difficile. Già odio i bambini che hanno già fatto Robotica e ci tornano: sono entusiasti, vogliono anticipare tutto e far vedere che già sanno, e rovinano l'esperienza agli altri partecipanti. Poi se hanno una forte predisposizione naturale (nonchè genetica) allo spaccamaronismo come il nostro, è la fine.

Atto Terzo

Però Dario se non altro, mi serve sul piatto d'argento la Brutalità del Giorno: il robot non fa quel che deve fare, perchè è programmato male (dovremo correggere poi coi ragazzi il programma). Dario vede che non funziona, tira fuori la sua risatina querula e fa "Ma è stupido!". Al che io non me la faccio scappare: "Beh, c'è da dire che l'hai programmato tu!".
Penso di esser diventato allergico ai bambini in maglietta arancione.

*** IL CANE DELLA SIGNORA DELL'EVENTO SCAZZOSKI ***
Atto primo

Da notare anche una signora arrivata per l'Evento Scazzoski. Arriva con figlia e cane al seguito. Meriterebbe, come il caro Dario, un capitoletto a parte. E perchè non dedicarglielo? La signora è una cliente di Scazzoski (ovviamente, i clienti di Scazzoski sono tutti straricchissimi e stramenosi). E la figlia si fa novella Paris Hilton portando un barboncino a guinzaglio fucsia con un fiocco rosa in testa. La signora sale per le scale e, giustamente, le si fa notare che i cani non possono entrare nel Museo, principalmente per questioni igieniche.
"Ma guardate che è un cane educato", dice la turbozoccolona, frase alla quale verrebbe da rispondere: "Lo sappiamo, la cafona è lei, non il cane". Chiede se lo può lasciare "nel terrazzo", come chiama lei il chiostro. Ovviamente non si può, essendo area aperta ai visitatori.

Atto secondo

La figlia intanto cerca di trascinare il cane fuori dal museo. E il cane fa resistenza, scivolando sul tappeto rosso. E la madre, in modo nervoso e maleducato:
"Non fare così!".
La figlia, vista la resistenza opposta dal cane, lo raccoglie e se lo mette sotto il braccio e esce dal museo tutta incazzata. E la madre isterica le urla dietro che così il cane scappa. Il cane si mette ad abbaiare.
"Senta, devo stare dentro solo per un'ora per fare un ordine. Me lo faccia portare"
"Signora, non si può, è il regolamento del Museo"
"Si, sono stata a un Museo anche ieri, so com'è che funziona"
[solo pensato] "Se già sai come funziona perchè cazzo te lo sei tirato dietro, minchiona?".

Atto terzo

Insomma, roba da rimanerci secchi. Poi la signora, sborona e cliente Scazzoski, tira fuori la carta adesso lo faccio funzionare io questo posto:
"Uno strappo alla regola, mi faccia parlare col direttore"
"Il direttore non è in sede oggi".
Alla fine il cagnolino è stato parcheggiato in un loggione chiuso al pubblico nel piano superiore. E alla signora abbiamo tanto augurato di finire impiccata nel guinzaglio del di lei cane.

***LO SPARACHIODI ***
(come lo Schiaccianoci ma più Brutale)
Atto unico e conclusivo

Per il resto:
  • Quando vai a mangiare al bar dell'ospedale perchè, essendo domenica, bar e fornai sono tutti chiusi.
  • Quando anche il vu cumprà non lavora, essendo domenica, ma tu si.
  • Quando nella macchinetta del caffè è finito lo zucchero, e in quella delle bevande le bottigliette d'acqua.
  • Quando discuti di dentisti e cauterizzazioni nasali in pausa pranzo.
  • Quando discuti di sottopentola a forma di fiore, chiocciola, cigno o bicchiere di Martini.
  • Quando gli addetti all'Evento Scazzoski aperitivano al buffet invece di bloccare la gente che cerca di salire sulla scala, chiusa per il loro Evento Scazzoski, che loro dovrebbero piantonare. E invece tocca a noi placcare i visitatori.
  • Quando sfori di cinque minuti in pausa pranzo e devi berti ancora la lattina di Fanta e fare un sacco di pipì.
  • Quando il buon V., 8 anni, cliente abituale del Museo e madrelingua inglese, francese e italiano corregge l'altra guida del Museo che sta parlando di Google Earth. Lei pronuncia Gugolàrt /ʼgu:g(ɘ)l art/ e lui prontamente la corregge con spocchia: "Gugolòrf!" /ʼgu:g(ɘ)l 3:θ/.
  • Quando c'è la Signora del Barboncino.
  • Quando c'è Dario.

Saturday, July 07, 2007

Billie MacGowan, feticista di sparachiodi


Ecco il mio nuovo oggetto del desiderio. La Rurmec PT 950. Un gioiellino per i fissaggi a sparo. Regolatore di potenza con indicatore graduato (smaronamento lieve - scoglionamento medio - fresatura di coglioni atroce), caricatore da 10 propulsori, silenziatore, massa battente (per garantire la massima sicurezza), sistema di caricamento automatico, chiodi fino alla lunghezza di 72 mm. 40 cm di lunghezza, 2,3 kg di peso. Volevo abbinarla alle squadrette per controsoffitto o ai chiodi filettati. Vorrei soppalcarmi i coglioni, o almeno metterci una mensolina.

http://www.rurmec.it/prodotti/fissaggi_sparo/chiodatrici.htm
http://www.rurmec.it/prodotti/fissaggi_sparo/PDF/accessori.pdf

La sparachiodi colpisce ancora

Visto che questa settimana chiusa a robotica ha fornito talmente tanti spunti per sparachiodarsi i maroni, e che questo weekend promette di fornire altrettanta ispirazione, ho deciso di fare una trilogia della sparachiodi, tipo Star Wars.
Note sull'episodio precedente:
  • мальчик (Mal'čnk o Malenki = Ragazzo). In realtà io capivo Malenki che vuol dire piccolo e ha la stessa radice di Mal'čnk. Al momento non ho voglia di traslitterare. Ma il senso del dovere non mi permette di deludere voi lettori: Malenki si scrive маленьки. Chi l'avrebbe mai detto che leggere il blog di un sparachiodomaniaco pseudoscozzese vi avrebbe permesso di scoprire la lingua russa? D'altronde, è un маленьки робот, un Malenki Robot, un piccolo lavoro.
  • Il russo che c'era ieri era il Direttore della Divisione Chimica dell'Agenzia Aerospaziale Russa. чертовски! (čertovski = cazzo!).
  • Sparachiodi in cirillico si potrebbe traslitterare спаракиоди.
Nuovo episodio:
  • Quando inciampi nel ceppo di un tronco e cadi in un cespuglio di rose. Siccome non c'è rosa senza spine, c'è da bestemmiare alquanto. ебать! (ebat' = cazzo!).
  • Quando ti dici "Questi giorni c'è da sparachiodarsi nei maroni, meno male che ci sono gli Housemartins da spararmi in macchina al ritorno" e ti accorgi che hai lasciato il cd degli Housemartins da qualche parte.
  • Quando ti abbiocchi così tanto in treno che ti svegliano al capolinea.
  • Quando in stazione ti attacca bottone un pazzo, ti chiede che lavoro fai, tu gli dici che sei guida museale e questo si convince che in realtà sei un geologo, e non c'è verso di smuoverlo dalla sua convinzione che tu e la geologia siate un tutt'uno.
  • Quando la chiave del laboratorio non apre l'armadio e devi correre su e giù per trovarne una che lo apra.
  • Quando sai accendere gli exhibit, ma non i faretti che vanno accesi prima dell'exhibit.
  • Quando ti frughi in tasca per cercare spiccioli per il caffè e trovi un lucchetto, capisci che viene dalla Sala Mostre del Museo. Peccato che sia sabato e la Sala Mostre tu l'abbia fatta la domenica prima.
  • Quando i genitori di due bambini di 9 e 7 anni, alla notizia che il Laboratorio è per i bambini dagli otto anni in su ti dicono "Ma quello di 7 anni è avanti" e in realtà vuol dire che è al livello del fratello, e NON si tratta di livellamento verso l'alto.
  • Quando le macchinette hanno finito l'acqua e non vengono ricaricate.
  • Quando ti rendi conto che hai 5 euri mentre pensavi di averne 10.

Friday, July 06, 2007

Datemi una sparachiodi!

L'antica arte di sparachiodarsi i maroni (Ars Sparachiodantis). Tipica di chi si guadagna da vivere con il LEGO
  • Quando sei seduto placido sul treno e quella signora si siede nel posto di fronte a te, si toglie scarpa da ginnastica e calza di spugna e appoggia fettazze puzzolenti sul sedile di fianco a te.
  • Quando punti per sbaglio la sveglia un'ora prima del dovuto e te ne accorgi solo dopo doccia e caffè.
  • Quando fai una guida in due lingue due nello stesso momento e a fine ora parli all'italiana in inglese e all'australiano/svizzero (che minchia di nazionalità è australiano/svizzero???) in italiano.
  • Quando per andare dal Pogue Mahone (Piazzale Lodi) a casa di Robbby (Viale Monza) passi per i Navigli.
  • Quando sei in pausa e ti metti a giocare col LEGO e non ti accorgi di un turista straniero che è entrato e ti guarda tra l'interessato e il divertito.
  • Quando non stai lavorando e giochi al LEGO per far passare il tempo, e costruisci un sistema biella-manovella funzionante.
  • Quando entra il direttore e la nostra responsabile con un pezzo grosso russo del museo, corredato da ragazza e interprete, con le guardie del corpo che aspettano fuori, e capisci le seguenti parole: Спасибо (Spasibo = Grazie) e мальчик (Mal'čnk o Malenki = Ragazzo). Avrei potuto cantargli до свидания, родины (Do svidanija, rodiny = Addio, patria mia).
  • Quando vai in bagno e vedi un giapponese che con la porta aperta piscia nel cesso degli handicappati.
  • Quando la signora che ha appena assistito alla conferenza vuole scrivere i suoi vaneggiamenti e lasciare il suo feedback al museo e continuano a caderle gli occhiali.
  • Quando arrivi a casa e ti rendi conto di aver tenuto in tasca le chiavi del laboratorio.
  • Quando arrivi a casa e in mezz'ora ceni, ti fai la doccia, ti fai la barba, ti tagli i capelli, poi rimonti in macchina e riparti alla volta di Milano.
  • Quando Robbby ti chiama dal balcone mentre attraversi Viale Monza attentando alla tua incolumità.
  • Quando chiudono la strada per andare in stazione e ci metti mezz'ora a fare 3 km.
  • Quando il tuo treno fa ritardo fisso di un quarto d'ora.
  • Quando il brownie del Pogue ti va in sciolta.
  • Quando alla macchinetta sono finite le bottigliette d'acqua al pomeriggio.
  • Quando ti addormenti in treno in un posto dove la tenda è bloccata e entra il sole a manetta e quando ti svegli sei sudato fradicio.
  • Quando compri le pile in edicola, guardi la marca e capisci che dureranno si e no quindici minuti prima di scaricarsi.
  • Aaaaaaaaaaaaaaargh!