Ne avrei dovuto parlare ben prima. Primo giugno, dopo l'inaugurazione di Piazza don Angelo MacGowan (un prozio che mai conobbi) a Tavernerio, continuo una giornata iniziata con la banda che intonava l'inno nazionale. Como San Giuvànn: cisalpino pieno di svizzeri, io uno tra i pochi italiani a bordo. Arrivo in Centrale, devo prendere il treno per Roma, e devo aspettare un bel po'. Tiriamo fuori il libro. Ma il libro l'ho dimenticato a casa. E allora spulcia le edicole per trovare qualcosa da leggere. E ad attirarmi c'è Nuovi Misteri D'Italia - I casi di Blu Notte di Carlo Lucarelli (paura, eh?). E lo compro, allora, e mi lascio portare per mano, a bordo di un treno, nella notte italiana. Un libro che ha un sapore particolare se letto su un treno, viaggiando per la pianura padana mentre leggi di Alceste Campanile, trovato morto nella campagna emiliana. Oppure lasciare Firenze e attraversare l'appennino, con quelle gallerie così lugubri, leggendo dei Mostri di Firenze. E lasciarsi trasportare dalle parole di Lucarelli alla Sicilia del Bandito Giuliano, di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, di Beppe Alfano e della strage di Ustica, o ai litorali laziali, tombe di Wilma Montesi e Pier Paolo Pasolini. E soprattutto quella stazione, che ti fa pensare ogni volta che la attraversi: Bologna. L'ultimo capitolo del libro, quello che mi ha ridotto in lacrime e spinto a scrivere quello che segue:
Penso sia stato pregno di significato leggere questo libro il giorno prima del 2 giugno, Festa della Repubblica.
L'Italia ha un'anima che scorre su rotaie. Le stazioni sono palchi di teatro dove scorrono le nostre vite. Non siamo un paese da aereo, diciamocelo, lo si nota dall'imbarazzo impacciato dell'italiano che si confronta con l'areoporto e col decollo e l'atterraggio. E neanche l'autobus rappresenta a pieno la nostra nazione. L'autobus è un micromondo, grande all'incirca come un solo vagone, è la corriera che fa da sfondo alla vita della provincia, o un più anonimo traghetto per la palude d'asfalto urbana. L'Italia, il nostro stato, però è una storia di treni e stazioni. Le storie della nostra nazione sono lame scintillanti che vanno a infilzare l'Appennino, o a sbucciare l'Adriatico. Sul filo di quella lama spuntano i denti del coltello, città, ognuna con una faccia, un'identità, un'anima e mille storie. E che solo i treni sanno raccontare così precisamente, colpire al cuore, sviscerare. Storie di ogni tipo: storie ordinarie, quotidiane, comuni e non comuni. Storie di amori, di odi, di indolenze, di coincidenze perse, di treni presi o visti passare. Di ire, frustrazioni, rassegnazioni e indignazioni. Storie di stazioni di passaggio, come Bologna, che diventano capolinea. Come la storia di una stazione colpita al cuore quasi trent'anni fa, che lascia una ferita aperta nei cuori delle persone che non hanno mai rivisto i loro cari scendere da un treno, di quelle che chiedono la verità, di una nazione intera. Perchè se l'anima di un paese è un treno che viaggia su rotaie, ogni stazione ne rappresenta il cuore. Un cuore che si è fermato assieme a un orologio, il 2 agosto del 1980. Ma su quelle vene di ghisa, questi fatti riescono a far battere il mio cuore, quello di una persona che ha come unica correlazione con la strage di Bologna la propria nazionalità e un'anima ferroviaria.
Penso sia stato pregno di significato leggere questo libro il giorno prima del 2 giugno, Festa della Repubblica.
Si vede il presidente della Repubblica, Sandro Pertini. E' attorniato da gente, poliziotti, giornalisti, cammina con la testa bassa e dice con voce rotta dalla commozione: - Come posso esprimere lo stato d'animo mio, voi lo immaginate. Ho visto adesso dei bambini laggiù nella sala di rianimazione, ma...due stanno morendo ormai, una bambina, un bambino...una cosa straziante!
5 comments:
Treni.
Quanti sentimenti contrastanti.
C'è materiale per una vita..
Avevi mostrato una certa avversione a scrivere post sui treni. Lo hai fatto più diuna volta, invece. Per fortuna.
Bazi.
brividizzzzz....
complimenti
vero pulici.
bravo eh, lucarelli?
Post a Comment