Per chi è troppo giovane per ricordare: Madness1 e Madness2.
E anche Best Comment Award.
Beccatevi questa:
Le due dame di Chobunsai e Alessandro
5 years ago
This is Billie and This is Billie and This is Billie
After a little while Kehaar said, "Now you getting mudders, Meester 'Azel. All go fine, eh?"
"Yes. We'd never have done it without you, Kehaar. I hear you turned up just in time to save Bigwig last night."
"Dis bad rabbit, pig fella, 'e go fight me. Plenty clever too."
"Yes. He got a shock for once, though."
"Ya, ya. Meester 'Azel, soon is men come. Vat you do now?"
"We're going back to our warren, Kehaar, if we can get there."
"Ees finish here now for me. I go to Peeg Vater."
"Shall we see you again, Kehaar?"
"You go back hills? Stay dere?"
"Yes, we mean to get there. It's going to be hard going with so many rabbits, and there'll be Efrafan patrols to dodge, I expect."
"You get dere, later on ees vinter, plenty cold, plenty storm on Peeg Vater. Plenty bird come in. Den I come back, see you vere you live."
"Don't forget, then, Kehaar, will you?" said Bigwig. "We shall be looking out for you. Come down suddenly, like you did last night."
"Ya, ya, frighten all mudders und liddle rabbits, all liddle Pigvigs run avay."
Kehaar arched his wings and rose into the air. He flew over the parapet of the bridge and upstream. Then he turned in a circle to the left, came back over the grass track and flew straight down it, skimming just over the rabbits' heads. He gave one of his raucous cries and was gone to the southward. They gazed after him as he disappeared above the trees.
"Oh fly away, great bird so white," said Bigwig. "You know, he made me feel I could fly too. That Big Water! I wish I could see it."
C'è tornato un'altra volta. O meglio, ci voleva venire, ma non ci è arrivato. All'inaugurazione - 15 aprile 1934 - non è venuto. C'erano solo Savoia e marce reali. Era festa loro. [...] Lui per tutto il giorno è rimasto a Palazzo Venezia. Lo sentivano solo dire: "Sto cazzo di re". Ci ha spedito Cencelli. Poi c'è venuto qualche giorno dopo, in moto, da solo, per vedere com'era venuta. Ma quando ha fatto la curva, all'incrocio della Litoranea, ha sgommato sul brecciolino fresco e s'è ritrovato a gambe all'aria.
Non s'è fatto niente. S'è solo strusciato. Però ha preso paura. Ha detto: "Sto cazzo di posto". Ha rinforcato il Guzzi, ha scalciato la pedivella ed è tornato indietro. Non ci ha più rimesso piede. Una volta che Cencelli insisteva per farlo andare al collegio dei marinaretti gli ha detto: "Cence', non mi rompere: in quel posto non mi ci porti più nemmeno a pagamento. Portaci i Savoia". E non lo ha più voluto nemmeno nominare. Quando proprio doveva dirlo diceva: "Quelo posto", oppure: "Quel cazzo di posto".
E' per questo che anche da fantasma non ci viene. Gira notte e giorno per tutto l'Agro Pontino. Palmo a palmo. Col Guzzi 500. Fa il nume tutelare dappertutto, eccetto che qua. "E' chiaro che poi la gente ci si affoga", dice il Camparisoda pure se non è fascio.
Abbiamo passato i mesi ad allenarci e a imparare il gioco, e tutti i giorni gli chiedevamo, all'allenatore federale: "Quando facciamo una partita vera?". E finalmente ci hanno organizzato l'incontro d'esordio con la Marina militare, al campo sportivo di Latina, e a noi non pareva vero. Ma quando sono arrivato negli spogliatoi e già stavo per cambiarmi - nel corridoio avevo incrociato il Federale che usciva, ma non ci siamo nemmeno salutati, ho visto che lui ha abbassato il viso, tutto scuro, proprio per non vedermi, e io non l'ho salutato e così è stato poi per sempre, da allora non ci siamo più detti una parola (lui in verità mi mandava a dire che ero un delinquente, un anarchico, un provocatore, e io gli rimandavo che era una testa di cazzo) - ma quando stavo per cambiarmi Adriano, il fondatore della squadra, il boss, il manager, m'ha detto: "No, tu no". Ci sono rimasto di merda. Ero titolare. Lui s'è scusato: "Non ci posso fare niente, non è colpa mia".
"Ma sono il migliore nei placcaggi."
"Lo so, ma quello ha detto che non gliene frega niente, posso giocare pure con uno in meno, posso perdere mille a zero, ma tu non devi giocare." Quella è stata l'umiliazione più grossa, anche perchè in tribuna c'erano un paio di ragazze che erano venute apposta per vedermi, le avevo messe in croce per farle venire: "Mò che gli racconto?". Ho provato a dirgli: "Vabbè, fammi giocare questa e poi dopo non mi faccio più vedere". Niente da fare, era una ritorsione in piena regola. Poi dice perchè non lo ha più salutato, perchè - dopo - hai fatto quello che hai fatto. E' stato più per la squadra di rugby - e per la partita con la Marina militare - che per l'espulsione dal Msi: il Msi lo posso pure capire, la squadra di rugby no. Lupo, invece, lo hanno fatto giocare. Dice: "Ma lui faceva il pilone". Ah, bei ragionamenti.