Tuesday, September 02, 2008

The Deportees

Sempre detto io, che Roddy Doyle va meglio sulla breve distanza. Che nei libri o nelle saghe lunghe, dopo un po' tende a trascinarsi e diventare noiosetto e ripetitivo, e vagare senza capire dove andare a parare. Ed eccomi qua con il suo ultimo libro, una raccolta di racconti dal titolo The Deportees. Racconti scritti per il giornale multiculturale irlandese Metro Eireann, gestito da due nigeriani. Racconti che parlano di un Irlanda multiculturale dove è all'ordine del giorno che, come dice lo stesso Roddy Doyle nella prefazione, "qualcuno di vecchio incontra qualcuno di nuovo". E nei racconti Roddy Doyle fa venire fuori tutto: la paura del diverso, l'ignoranza di un popolo verso l'altro, la freschezza di una nuova conoscenza, pregiudizi, amori, incomprensioni e screzi. E si passa da Home to Harlem, dove un nero irlandese cerca una tesi di laurea, un nonno di cui non conosce il nome e una sua identità a New York, a Guess Who's Coming for the Dinner, in cui l'apertura mentale di un padre viene messa a dura prova dal ragazzo nigeriano invitato a cena da una delle figlie. Da New Boy, che racconta il primo giorno di scuola di un ragazzino di colore che deve imparare a gestire un nuovo ambiente e nuove conoscenze, non tutte positive, a I Understand, dove la persona di colore che deve gestirle non è più un bambino di quinta elementare, ma un adulto che si trova a fare i conti con problemi molto più seri. E infine il racconto che da il titolo al libro, The Deportees. Ricordate The Commitments? Il manager, Jimmy Rabbitte? Ecco, ora Jimmy Rabbitte ha moglie e figli. Ma la scintilla dentro di lui non si è ancora spenta e, improvvisamente, decide che deve fondare un nuovo gruppo. E fonda la band più multietnica del pianeta: un batterista russo, un trombettista e un fisarmonicista rumeni, un chitarrista, una bassista punk e un cantante irlandesi, una chitarrista spagnola, un cantante sudafricano e un percussionista nigeriano. Stavolta la musica di Dublino non è più il soul, stavolta da Barrytown escono le Dust Bowl Ballads di Woody Guthrie, però. Da quel racconto, estraggo la nostalgia di Jimmy Rabbitte per i bei tempi passati e la faccio mia:
It was months since he'd been to a gig. Months. He used to go to gigs all the time. He used to make gigs. He'd managed bands, some great ones. There was The Commitments. ('The best Irish band never recorded' - d'side. 'Shite' - Northside News.) There was The Brassers. ('Sex and guitars' - In Dublin. 'Shite' - Northside News.) Great days, when twenty-four hours weren't enough, when sleeping was a waste of time.
Ma non posso non citare il ritorno di uno dei miei personaggi preferiti mai creati da Roddy Doyle, Mickah Wallace, ex-batterista e buttafuori dei Commitments, riassunto da Jimmy Rabbitte in seguito alle telefonate di un maniaco sul numero messo negli annunci per formare la band:

And he delivered for Celtic Tandoori, the local takeaway. Fat Gandhi, the owner - real name, Eric Murphy - gave Mickah three nights a week.
- We go to the same church, said Mickah. - He's sound.
Mickah was a born-again Christian.
- It's been the makin' of me, m'n. I owe it all to the Lord.
Jimmy told him about The Deportees, and about the late-night/early-morning phone caller.
- What would the Lord do about it, Mickah? said Jimmy.
- Hammer the shite out of him, said Mickah.

1 comment:

Anonymous said...

secondo me per diffondere Roddy Doyle e gli altri scrittori tra le fasce più giovani di età si potrebbero vendere dei Cuccioloni con stampati sopra i primi due paragrafi di un libro. Domani lo propongo al ministro per la Cultura (che non so chi è)