Tagliarmi i capelli è sempre stato un momento particolare per me. Quasi mai programmato, spesso invece frutto di un'ispirazione improvvisa. La fida Rowenta sta nella sua scatoletta, e oramai sono anni che sono tricologicamente autonomo (a parte i peletti di dietro, ma che ci si vuol fare, li mi faccio dare una mano). Di fronte a uno specchio arriva la voglia di svoltare e sfoltire. Ed è simbolico, forse perchè i capelli hanno "memoria", e anche tutto il pelo facciale. E allora tagliarli rappresenta un po' un modo di girare la pagina, aprirne una nuova, bianca, e iniziare un nuovo capitolo, o quantomeno un paragrafo. Dai capelli "lunghetti" si passa ai three-eights of an inch, o anche meno, o anche di più, ad avventati doppi tagli autonomi. Le basette cambiano la forma, i baffi e la barba apparsi e lasciati correre scompaiono. Mi piace il buzz, mi piace la mia indipendenza tricologica, la mano che ho sulla macchinetta. Cose apprese in tempi di schineddismo, in cui cercavo una mia identità in qualche modo. Come dice Billy Bragg in "Strange Things Happen"
All winter long, while I was locked in my room
Your face at the window and my hair on the floor