Ebbene si, di nuovo in UK. Stavolta per un'occasione familiare: la graduation di mia sorella. Aereo da Orio al Serio, ovviamente Ryanair e atterraggio a Luton attorno a mezzanotte ora locale. Ritiriamo la macchina che avevamo noleggiato alla Hertz, una Fiat Punto rossa, e mio fratello, con me navigatore, si mette a guidare per le 65 miglia di strada che ci separano da Leicester. Che sensazione strana stare seduto a sinistra e non avere un volante davanti! Welcome song: Razorback "America". Eccoci quindi prendere la M1. Direzione? Un epicissimo cartello recita "The North"! In un'oretta e mezza arriviamo a Leicester, parcheggiamo e, sconvolti, ci abbiocchiamo nel flat di mia sorella.
Il giorno dopo soffriamo tutti e tre (io, mio fratello Stiv e l'altra sorella) del poco sonno, ma bisogna tirarsi su e andare alla University of Leicester per la graduation. Tutto come in un film: toga e tocco. La cerimonia è assurda, veramente assurda: vedere tutti questi accademici ultradecorati (un paio di MBE (Member of the British Empire), OBE (Officer of the British Empire) e persino un Sir CBE (Commander of the British Empire) FRS (Fellow of the Royal Society), vale a dire il chancellor (rettore) Sir Peter Richards CBE FRS) che entrano al suono di Gaudeamus Igitur di Bach e prendono il loro posto, e poi centinaia di alunni che passano e stringono la mano...insomma, fa il suo effetto. Prima rimani a bocca aperta perchè sei sbalordito. Poi, quando tua sorella è passata e con lei 30-40 studenti, rimani a bocca aperta perchè sbadigli. Che sacre palle!
Fortunatamente la cerimonia dopo un po', incredibile, finisce: tempo di festeggiamenti. Il Lansdowne Pub è pieno, allora andiamo al Wellington, dove mi sparo una pintazza di Guinness alla salute della sorella e un panino BLT: Bacon, Lettuce and Tomato. Praticamente una delle tante schifezze che mi fanno apprezzare il Regno Unito. Disfatti dalla giornata, dalla botta allo stomaco, dal sonno, ce ne torniamo a casa e dormiamo abbondantemente. La sera vogliamo uscire, ma il tutto si traduce in una capatina in un chipper dove mi sparo un hamburger al pollo con patatine, accompagnato da una bottiglia di IRN-BRU.
Il giorno dopo è il giorno della gitarella a Ross-on-Wye, a sole dieci miglia dal Galles. Ci passiamo diverse M (M6, M5, M69, M42, M50 - in ordine sparso) e arriviamo in questo paesino, a pochissima distanza dal South Wales, dove troviamo amici di famiglia. Ann e Terry e la loro figlia Jenny. Giornata piacevole, condita da un vino che non ricordo come si chiama e da una camminata per un posticino veramente molto inglese. Unico difetto: il paese è reduce da un'alluvione avvenuta la settimana precedente, e vicino al fiume Wye se ne vedono le conseguenze.
La sera si va a cenare da Shimla Pink, ristorante indiano ben fornito camerieramente parlando. Scolandomi una Cobra (birra chiara indiana, niente di che, avrei preferito una pinta di Strongbow) mi sparo un Chicken Korma, pollo immerso in una salsa a base di anacardi. E tanto garlic bread. A fine serata sono distrutto. Il mio fegato implora pietà. A dopo le più marce conseguenze.
Dopo una notte marcia, passata a scoreggiare indecentemente nel sacco a pelo, è tempo di packing. Qualche compera (un negozio Lonsdale con prezzi stracciati: ho preso due felpe e una polo e quello che ho pagato di più l'ho pagato 8 sterle! - il negozio Cotton Traders dei Leicester Tigers dove ho preso una scicchettosissima borsa portascarpe firmata Leicester Tigers appunto) e un tè con mia sorella, suo marito Brian e il loro amico giapponese Kentaro, e siamo di nuovo sulla M1. Stavolta la direzione, ovviamente, è "The South". Consegnamo la macchina dopo aver fatto un pieno di benzina, check in, un sandwich per mangiare qualcosa. Mi chiudo in bagno. Chicken Korma non perdona. Mai. Temo di aver intasato il cesso dell'areoporto di Luton e così di aver scatenato un allarme terrorismo internazionale. Ripeto: Chicken Korma non perdona. Mai.
Il volo è tutto ok, a parte il solito confermare la tendenza degli italiani a dare il peggio di sè nei voli di ritorno in patria. E poi due kebab a Bergamo tirano su il morale. E danno il colpo di grazia al mio povero fegato. Liverpoor.
Il giorno dopo soffriamo tutti e tre (io, mio fratello Stiv e l'altra sorella) del poco sonno, ma bisogna tirarsi su e andare alla University of Leicester per la graduation. Tutto come in un film: toga e tocco. La cerimonia è assurda, veramente assurda: vedere tutti questi accademici ultradecorati (un paio di MBE (Member of the British Empire), OBE (Officer of the British Empire) e persino un Sir CBE (Commander of the British Empire) FRS (Fellow of the Royal Society), vale a dire il chancellor (rettore) Sir Peter Richards CBE FRS) che entrano al suono di Gaudeamus Igitur di Bach e prendono il loro posto, e poi centinaia di alunni che passano e stringono la mano...insomma, fa il suo effetto. Prima rimani a bocca aperta perchè sei sbalordito. Poi, quando tua sorella è passata e con lei 30-40 studenti, rimani a bocca aperta perchè sbadigli. Che sacre palle!
Fortunatamente la cerimonia dopo un po', incredibile, finisce: tempo di festeggiamenti. Il Lansdowne Pub è pieno, allora andiamo al Wellington, dove mi sparo una pintazza di Guinness alla salute della sorella e un panino BLT: Bacon, Lettuce and Tomato. Praticamente una delle tante schifezze che mi fanno apprezzare il Regno Unito. Disfatti dalla giornata, dalla botta allo stomaco, dal sonno, ce ne torniamo a casa e dormiamo abbondantemente. La sera vogliamo uscire, ma il tutto si traduce in una capatina in un chipper dove mi sparo un hamburger al pollo con patatine, accompagnato da una bottiglia di IRN-BRU.
Il giorno dopo è il giorno della gitarella a Ross-on-Wye, a sole dieci miglia dal Galles. Ci passiamo diverse M (M6, M5, M69, M42, M50 - in ordine sparso) e arriviamo in questo paesino, a pochissima distanza dal South Wales, dove troviamo amici di famiglia. Ann e Terry e la loro figlia Jenny. Giornata piacevole, condita da un vino che non ricordo come si chiama e da una camminata per un posticino veramente molto inglese. Unico difetto: il paese è reduce da un'alluvione avvenuta la settimana precedente, e vicino al fiume Wye se ne vedono le conseguenze.
La sera si va a cenare da Shimla Pink, ristorante indiano ben fornito camerieramente parlando. Scolandomi una Cobra (birra chiara indiana, niente di che, avrei preferito una pinta di Strongbow) mi sparo un Chicken Korma, pollo immerso in una salsa a base di anacardi. E tanto garlic bread. A fine serata sono distrutto. Il mio fegato implora pietà. A dopo le più marce conseguenze.
Dopo una notte marcia, passata a scoreggiare indecentemente nel sacco a pelo, è tempo di packing. Qualche compera (un negozio Lonsdale con prezzi stracciati: ho preso due felpe e una polo e quello che ho pagato di più l'ho pagato 8 sterle! - il negozio Cotton Traders dei Leicester Tigers dove ho preso una scicchettosissima borsa portascarpe firmata Leicester Tigers appunto) e un tè con mia sorella, suo marito Brian e il loro amico giapponese Kentaro, e siamo di nuovo sulla M1. Stavolta la direzione, ovviamente, è "The South". Consegnamo la macchina dopo aver fatto un pieno di benzina, check in, un sandwich per mangiare qualcosa. Mi chiudo in bagno. Chicken Korma non perdona. Mai. Temo di aver intasato il cesso dell'areoporto di Luton e così di aver scatenato un allarme terrorismo internazionale. Ripeto: Chicken Korma non perdona. Mai.
Il volo è tutto ok, a parte il solito confermare la tendenza degli italiani a dare il peggio di sè nei voli di ritorno in patria. E poi due kebab a Bergamo tirano su il morale. E danno il colpo di grazia al mio povero fegato. Liverpoor.