Lainate B - Tradate Biss 54-5
Ci sono dei momenti in cui il silenzio è assordante. Momenti in cui l'eco dei tuoi tacchetti sui muri del tunnel che porta dagli spogliatoi al campo di Lainate, e che tu stai attraversando per la prima volta in veste di capitano, ti fa pensare di stare per entrare sul campo di Twickenham. Tu, davanti a tutti, camminando lentamente, con un groppo di emozione in gola. Con la voglia di dare tutto te stesso. Di guidare i tuoi compagni verso la vittoria. E con in mente David Sole, che accompagnava a Twickenham la sua Scozia. Io ho portato dentro al campo da rugby di Lainate il Tradate Bis, in veste di capitano. E di tallonatore.
Ci sono partite in cui ti diverti a giocare, in cui non vorresti mai fermarti. Io mi sono divertito un sacco a giocare tallonatore, col 2 sulla schiena, il numero più basso che ho mai indossato. Perchè nel rugby il numero, più è basso e meglio è. Ho portato a casa tutte le nostre introduzioni, a parte la prima. Purtroppo non sono riuscito a fregarne a loro. Però mi son prodotto in esilaranti siparietti, come quando ho tirato una ginocchiata in faccia al pilone avversario in mischia chiusa, per sbaglio. E lui ha prontamente detto "No, ma fai pure, eh, con comodo!". O come quando, tutti pronti per partire nel secondo tempo, e io chiamo l'arbitro. "Arbitro, un attimo". Tutti si chiedono "Cosa dovrà dire/fare il capitano?". Beh, ovvio. Pisciare contro la recinzione. Però penso di aver giocato bene, di aver dimostrato di aver voglia di giocare. E questa è una soddisfazione.
Ci sono momenti in cui ti gratti la testa. Ti chiedi cos'è che non gira e perchè, nonostante tu stia mettendocela tutta, l'avversario continua a bucarti e andare in meta. Partite che non vorresti quasi disputare. Pesi sul groppone: 54-5. Pesi che, come capitano, porti il doppio di quanto facciano gli altri. Perchè avresti voluto urlare di più, farti sentire di più, essere un faro per i tuoi compagni. E invece ti trovi lì, a guardarli in faccia, sforzandoti di tenere alta la testa, di non lasciare che lo sguardo si abbassi a guardare il fango e l'erba, e sentire Toffolo, nella sua veste di allenatore, che dice: "Dai ragazzi, stiamo giocando comunque bene. L'importante è mirare al bacino, portiamo l'uomo a terra, sennò riciclano e ci fanno fessi come niente". Sono momenti in cui la responsabilità di capitano, nonostante sia un sogno che si avvera e un'onore infinito, pesa come un macigno, perchè ti senti smarrito e impotente e non sai come spiegare a te stesso e alle tue truppe, anch'esse smarrite, perchè stiamo perdendo terreno; come se non bastasse, quel poco che riesci a fare non è abbastanza per portare i tuoi compagni ad avanzare.
C'è il momento di lasciarsi tutto alle spalle, di riconquistare il buonumore e le energie. Di fronte a un piatto di pasta e una bottiglia di birra. E' il tempo di stringere la mano all'avversario, di chiedersi scusa, di chiaccherare coi compagni della partita e di altro. E' il momento di rimandar giù quel groppo, stavolta di pianto, che ti verrebbe, e di recuperare il sorriso. In due parole: il terzo tempo.
Infine, c'è il momento di leccarsi le ferite, di sentire i brividi di malinconia perchè avresti voluto che la partita girasse in un altro modo, di sentire il dolore di una partita, giocata in prima linea, che monta sulle tue spalle, sulle tue scapole, sulla tua schiena e sul tuo collo. Di sentire i graffi sulla faccia che bruciano e le orecchie indolenzite, di scrocchiarti la colonna vertebrale, la clavicola, le scapole. Di sentire il labbro rotto che punge ed elemosinare attenzioni e affetto. E di covare la consapevolezza di avere qualcosa da dimostrare la prossima volta.
5 comments:
Billie rulezza
Molto bello billie, Pastonesi avrebbe da imparare da te.
aye!
Bel pezzo, Billie, bel pezzo.
D'altronde, sono le cose che succedono quando cadiamo vittime del fuoco sacro del rugby, no?
già. ma chi diamine sei, scusa? =D
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