Tuesday, February 19, 2008

Trainspotting


Dopo il post musicale, dettato da uno di quei momenti in cui ci si sente un po' dei Genesio, in cui si tiran le somme, si tiran conclusioni, si racconta la propria storia a sè stessi, è tempo di un post librico. Ieri nonostante la stanchezza non prendevo sonno e ho finito due libri. Il primo è stato The Catcher in the Rye di J.D. Salinger. Vi ho già scassato i coglioni abbastanza con questo libro. Però ieri ho fatto una Holdenata in un certo senso, e ci stava. E' incredibile il rapporto che ho con quel libro, come mi accompagni in momenti topici della mia vita, e nei momenti importanti c'è sempre. D'altronde il signorino Caulfield è un vecchio amico, e c'è sempre nel momento del bisogno. L'altro libro che ho finito è stato invece Trainspotting di Irvine Welsh, prestatomi dal Bimbo, che mi aveva già introdotto a Welsh regalandomi Tolleranza Zero a Natale. Trainspotting gliel'ho regalato io, invece. Mi è piaciuto, meno crudo di Tolleranza Zero, forse anche meno bello, ma mi ha intrigato. Con quel suo modo di essere raccolta di racconti e romanzo. Con la grande quantità di temi che tratta, alle volte più approfonditamente, a volte solo in superficie. Però stimola il pensiero, lancia il sasso. Il resto lo lascia fare alla tua testa. Il lato ottimo della provocazione, secondo me. La citazione viene dal capitolo Na Na e altri nazisti.

Siamo vicini a certi gatti che mi puzzano parecchio. Qualcuno ha la testa rasata, qualcuno no. Accenti misti, scozzesi, inglesi o di Belfast. Uno ha la maglietta degli Skrewdriver, un altro c'ha scritto Ulster is British sul maglione, non per dire. Si mettono a cantare una canzone su Bobby Sands e gli altri prigionieri irlandesi e li fanno a pezzi, non per dire. Io di politica non ci capisco un cazzo, non per dire, ma Sands mi sembrava uno a posto, non aveva mai ammazzato nessuno. Non per dire, ma ci vuole un bel coraggio a morire in quel modo, eh?
Poi uno di quelli, il tonto degli Skrewdriver, si mette disperatamente a cercare di guardarmi fisso negli occhi, con la stessa disperazione che ci metto io a cercare di evitare il suo sguardo, non per dire. La cosa inizia a farsi difficile quando attaccano a cantare: "Non c'è il nero nella nostra bandiera". Noi restiamo calmi, ma il gattone non molla. Ha tirato fuori gli artigli. Si mette a strillare, e ce l'ha con Dode.
"Ohi! Che cazzo guardi tu, negro del cazzo?"
"Ma vaffanculo", gli fa Dode con un ghigno. Ci è già passato per questa strada, il gattone. Io no però. La cosa si sta facendo pesante, non per dire.

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