Monday, May 12, 2008

I've been beat up, but I'm not down

TraBorgo - Seregno 0-5
TraBorgo - Lainate 0-22
TraBorgo - Voghera 10-0
Campo Comunale, Velate

You can crush us, you can bruise us but you'll have to answer to the guns of Brixton

Velate. A Velate avevo fatto il mio esordio in campionato, nel dicembre del 2005. Fu anche il mio esordio assoluto in mischia, mi ero sempre allenato da trequarti e l'allenatore mi spedì a fare il flanker. Segnò l'inizio del mio indissolubile amore per il mondo dei primi otto uomini. Ero un piccoletto con la pancetta che ci metteva passione e che era a malapena in grado di tenere il campo. Ora la pancetta è scomparsa (sigh), il campo lo so tenere meglio, la mischia è il mio mondo. La passione è rimasta invariata. Terza giornata dei Longobardi, Biss + Borgomanero. Prima partita da dimenticare, contro Seregno. Dopo trenta secondi vanno in meta, e vincono 5-0, grazie a quell'unica marcatura. Io a metà primo tempo prendo una gomitata in faccia da Jerome e inizio a zampillare sangue dal naso. Mentre mi tampono vedo una brutta partita: zero pressione, zero aggressività. Rientro nel secondo tempo, e siamo un po' più convinti, ma non basta. Costruzione poca, meglio nei raggruppamenti.
La seconda partita è contro una "rivale" storica. Lainate. Contro Lainate ci abbiam giocato tantissime volte, noi della Biss. Dante, il nostro capitano, è di Lainate. Si sciroppa 120 km alla settimana per allenarsi con noi, invece di giocare con la squadra del suo paese. Squadra che l'ha sempre trattato male, usato come "sacco dei placcaggi" e convinto che non avrebbe mai ottenuto niente nel rugby. Dante non avrà grandi doti fisiche, nè tecniche, nè una gran vista, e forse non è neanche il più coraggioso dei giocatori (ma ultimamente non l'ho mai visto arretrare). Però Dante ha un cuore grosso così, cazzo, e quelli lo pigliano per i fondelli. Non mi va giù. E' per questo che quando dice che sta fuori per il problema alla gamba, e che nella partita contro Lainate il capitano (e tallonatore) sono io, dico ai miei compagni: "Ragazzi, questa la giochiamo tutti per Dante". Ci asfaltano, 22-0. Però è gente che gioca in serie C, a buon livello, e noi siamo senza qualche giocatore importante. Ci mettiamo grinta, coraggio, aggressività e, nonostante la differenza di livello, usciamo dal campo a testa alta. Tra le loro fila un numero 8, giovane promessa. L'allenatore, quando avevano giocato contro la nostra prima squadra, aveva approntato delle "trappole" per arginarlo. Io mi son concesso il lusso di placcarlo rubandogli una palla. A un certo punto, palla-omo, diretta a me. Mi tirano un placcaggio assassino, una botta veramente brutta, là dove fa più male, il basso ventre. Un anno fa mi era capitato, in avvio di partita, di ricevere una botta simile. Giocai pochi minuti dopo la botta, facendomela letteralmente sotto, e lasciai il campo sentendomi un vigliacco. Ora a terra, stringo i denti per il dolore, raccolgo il fiato e mi rialzo. No, oggi non mollo neanche morto, anche se in mischia mi stan stritolando.
La terza partita. Dobbiamo vincerla. Siamo stufi di pareggi, di sconfitte, di rispondere ai "com'è andata?" dicendo "Eh, perse tutte". E Voghera sembra alla portata. Torno al mio posto da numero 8. Placco, rubo nei raggruppamenti, e tutta la squadra sta giocando bene. Ci installiamo nella loro metà campo. A un certo punto loro tentano di fare una maul sui loro 22. Riesco a mettere la mano sul pallone, spingo, e mi stacco dal raggruppamento con l'ovale in mano. Ad aspettarmi un flanker samoano a braccio teso. Si, gran botta, ma io rimango in piedi con la palla, e corro. Rompo un altro placcaggio, sento che stiamo per farcela. Tiro una spallata a uno e imposto una maul, loro la fan crollare. E' punizione, giocata veloce su Jerome, che va in meta. 5-0. "Ragazzi, ancora così, torniamo di là, non è finita". E Lame "Crisantemi" stupisce tutti raddoppiando il punteggio con una meta di intercetto. Il primo tempo finisce 10-0, e io avverto i miei compagni: "A questi adesso sale la rogna ragazzi, noi non dobbiamo cedere di un millimetro mentalmente. Restiamo concentrati". Come avevo previsto, la loro aggressività sale, la nostra concentrazione scende. Troppe punizioni, loro prendono coraggio e giocano di più. Però noi non li facciamo passare. A tre minuti dalla fine rimango a terra con la caviglia dolorante. Il dottore mi intima: "Fermati. E' meno di una distorsione, ma hai preso una tacchettata forte sulla capsula dei legamenti".
I miei compagni mi portano a bordo campo, e io vorrei essere in campo con loro nei tre minuti successivi, mentre li guardo e fremo sulla panchina. Quando l'arbitro fischia, comincio a saltellare su una gamba, vado ad abbracciarli tutti. E' la nostra prima vittoria, dopo due anni di sacrifici, ha un sapore speciale. E ricevere una certa telefonata al ritorno, in macchina, e poter raccontare di aver vinto, nonostante quando ho riattaccato fossero in agguato gli sfottò degli altri tre occupanti della Clio, mi ha messo in volto un sorriso impagabile. Grazie ragazzi, e scusate se vi ho dovuti lasciare soli per tre minuti.

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