Finalmente l'ho finito. Verona, fine febbraio, siamo in un parcheggio, ridiamo, scherziamo e ci apprestiamo a mangiare. E Muggsie tira fuori un libro rosso e me lo consegna. Sulla copertina di fronte c'è una foto storica, 21:50 PM, di Pennie Smith. Nota ai più per essere la copertina di quello che ho sempre considerato il disco più importante di tutti i tempi, almeno per me, London Calling dei Clash. Il retro invece è la copertina del primo disco, appunto, The Clash. Il libro si intitola (in italiano, in inglese si chiama Passion is a fashion, da una frase di Joe Strummer) Death or Glory. Autore il giornalista musicale Pat Gilbert. E', manco a dirlo, una biografia dei Clash. All'inizio lo stile di Gilbert non mi prendeva: ho sempre trovato il giornalismo musicale un po' troppo sensazionalista, e Gilbert non sembrava esserne esente. Però pian piano la storia mi ha completamente risucchiato: era il libro che ho sempre cercato, che speravo mi permettesse di capire meglio i Clash, sia dal punto di vista "cronologico" sia da altri punti di vista (valore aggiunto di quanto scrive Gilbert i tanti riferimenti culturali cui riesce a collegare brani e accadimenti). Un'altra cosa su cui ho potuto indagare è stata la Clash-Aberdeen connection ("Perchè ogni volta che ho a che fare con dei Glaswegians ne trovo sempre uno che si è visto i Clash ad Aberdeen?" scrissi in un vecchio post). L'unico concerto, se non sbaglio, tenuto dal gruppo ad Aberdeen è stato quello del 5 luglio 1978, prima del quale Johnny Green, tour manager del gruppo, rischiò di morire sotto gli occhi della band. Da Aberdeen doveva iniziare il tour britannico di Combat Rock, che fu cancellato perchè Strummer fece perdere le proprie tracce: "Bernie e Kosmo tentarono l'azzardo: andarono ad Aberdeen per la prima data del tour, ma quando Joe non si presentò per il concerto risultò evidente che bisognava annullare tutta la tournée britannica. Jock Scott - che come tutti gli altri, era completamente all'oscuro di quanto stava realmente accadendo - era partito da Fife in autostop per andare al concerto. Fu sorpreso quando vide Baker che guidava il furgone del gruppo e tornava a Londra sulla carreggiata opposta".
Beh, insomma, mi ha fatto bene "ripassare": i Clash son stati il mio gruppo preferito da sempre, ne ho parlato anche in un altro post in cui raccontavo della prima volta che ho ascoltato i Clash. Il libro, prima di un bellissimo "addio" a Joe Strummer, chiude con una frase dello stesso: "Abbiamo dato il 110 per cento, ogni giorno. Ma quando incontri questa gente, persone che ti dicono che hai avuto qualche effetto sulla loro vita, allora senti che ne valeva assolutamente la pena". E di sicuro i Clash hanno avuto un bell'effetto sulla mia vita, quella di uno che è diventato diciottenne sulle note di Police & Thieves, che ha sempre considerato i Clash una grande influenza e qualcosa che l'ha aiutato a crescere. Tanto tempo fa volevo organizzare un tributo ai Clash con gruppi locali. Progetto che non andò ahimè mai in porto, e per cui fu registrata unicamente una canzone, una geniale versione di Career Opportunities (del grande Massi Lanciasassi dei Leeches), ma che per me significò molto: il passaggio da un adolescente che si lasciava trascinare, che se ne stava zitto, a un ragazzo che si dava da fare, cercava di realizzare sogni e progetti, iniziava a urlare e cercare di farsi sentire. And when I first shouted White Riot / I knew that was a riot of my own / I knew that was a riot of my own / I know this is a riot of my own!, canto in Out of a coma, e canto anche Listening to Tommy Gun, Stay Free and Koka Kola / I thank you for waking me up out of a coma. E' una cosa che si ispirava a un'intervista a Paul Simonon vista in un documentario sui Clash, in cui il bassista parlava della forte influenza di Joe Strummer sulla vita di molta gente, del fatto che molti si fossero sentiti tirati fuori da uno stato comatoso proprio dai Clash. Parole da cui mi son sempre sentito rappresentato. Nell capitolo Epilogo - un addio a Joe, Gilbert dichiara: "Le chat room di Internet furono sommerse da elogi funebri per il cantante. Aveva toccato le vite di centinaia di migliaia di persone: a giudicare dal numero di ricordi personali, sembrava che avesse effettivamente parlato con ognuno di loro". Ed è un personaggio con cui qualcosa sento di averlo in comune. Dall'abitudine a cambiare nome (John Graham Mellor - Woody - Joe Strummer - e tra l'altro in un racconto che scrissi molto tempo fa il personaggio che in realtà ero io si chiamava Mellor Somoza Ramone) a una certa visione "fumettistica" delle cose. Anche iconograficamente i Clash hanno significato molto per me, porto questa foto a testimonianza: ultimo concerto dei Korova Milkbar, mia vecchia band. Maglietta di London Calling fatta a ferro da stiro (finchè non la persi a Bologna fu la mia maglietta da partita quando iniziai a giocare a rugby) e camicia con scritte a pennarello e bomboletta, stencil col nome della band. Tra le scritte, le più importanti sono due: sul colletto c'era scritto a indelebile STAND TILL YOU FALL (da Rebel Waltz, su Sandinista) e sulla schiena a bomboletta ANGER CAN BE POWER (da Clampdown, su London Calling).
Tornando al libro, il capitolo più folgorante per me è quello che racconta la lavorazione a London Calling, sotto la supervisione del leggendario produttore Guy Stevens. Un capitolo che mi ha rapito e lasciato sognante e che credo sia riuscito un po' a ricreare la sensazione di energia di quel disco, di quelle session. Un'altra parte bellissima del libro invece riguarda il giorno in cui i Clash han scritto Straight To Hell, una delle mie canzoni preferite:
Tornando al libro, il capitolo più folgorante per me è quello che racconta la lavorazione a London Calling, sotto la supervisione del leggendario produttore Guy Stevens. Un capitolo che mi ha rapito e lasciato sognante e che credo sia riuscito un po' a ricreare la sensazione di energia di quel disco, di quelle session. Un'altra parte bellissima del libro invece riguarda il giorno in cui i Clash han scritto Straight To Hell, una delle mie canzoni preferite:
La visione antimilitaristica di Joe raggiunse la sua epifania artistica in Straight To Hell (Dritto all'inferno), un'analisi potente e schiacciante dell'eredità della guerra in Vietnam, con l'agghiacciante verso indirizzato a un figlio della guerra americano-asiatico: "Lascia che ti parli del tuo sangue, bambino di bambù, non è Coca-Cola, è riso". Digby assistette alla genesi della canzone. "E' stata quasi tutta registrata in un giorno", dice. "Era il giorno prima del Capodanno 1981, giorno in cui era previsto che prendessimo l'aereo per tornare a casa. E' stato un rush folle e creativo. Ci hanno messo dei piatti da banda: Mick suonava la conga con le bacchette, che era una cosa abbastanza insolita, ma il suono era eccellente. Topper suonava le percussioni con le mani e roba simile: era estremamente complesso, un sacco di innovazioni".
"[Il giorno dopo] era Capodanno", dice Joe nel libretto di The Clash On Broadway. "Avevo scritto il testo rimanendo alzato tutta la notte all'Iroquois. Sono andato all'Electric Lady e ho registrato la voce su nastro, abbiamo finito verso mezzanotte meno venti. Abbiamo preso la metro dal Village a Times Square. Non dimenticherò mai l'uscita dalla stazione della metropolitana, appena prima di mezzanotte, in mezzo a cento milioni di persone, e ho capito che avevamo appena fatto qualcosa di veramente grande".
3 comments:
ho smesso di ascoltare i doors xk piacevano a un ragazzo di cui mi ero innamorata.... ho incominciato ad ascoltare i clash per lo stesso motivo... :P
con lui nn è andata come avrei voluto..ma mi sono cmq rimasti Joe, Mick, Paul e Topper.. direi che mi è andata molto bene... =D
Straight to Hell boy! ;P
Grandi i Clash!!Colonna sonora di una vita!
JoeDee
^_^
Post a Comment