Friday, January 11, 2008

Pugni

Si legge a piè spronato quassù, che vi credete? Eh, si, i regali di natale son stati ciucciati con gusto in breve tempo. Pugni di Pietro Grossi è stato il regalo della ragazza di mio fratello, e in due serate è stato smembrato. Bello e scritto bene, parla di rapporti tra due persone e di "crescita". Tre racconti. Boxe, Cavalli e La Scimmia. Parto dal fondo: che pensereste se un vostro amico si mettesse a fare "la scimmia", e per mesi si comportasse come uno scimpanzè? L'ultimo racconto, assieme a Cavalli (che però mi ha preso tantissimo), ha per me il difetto di lasciare troppe cose sotto silenzio. E' lo stile di Grossi, a occhio e croce, però son così tante che a me venivano i nervi. Più che altro non mi piace quando l'ambientazione è troppo anonima, sospesa per aria. Bello anche Cavalli, che esplora il rapporto tra due fratelli, ma quello che mi ha incantato veramente è stato Boxe. Boxe che non ha il "difetto" degli altri due racconti, benchè per esempio non mi pare venga mai citato il nome del protagonista. Forse il tutto era dovuto alla narrazione in prima persona. Beh, il protagonista si ribella ai genitori e va a fare boxe, senza mai superare però il divieto della madre di combattere. Però è bravo, è dannatamente bravo, e ben presto si spargono leggende sul suo conto. Il Ballerino, lo chiamano, e lui ci si crogiola: è una leggenda, un supereroe, è il migliore di tutti. Senza mai aver combattuto. Non siamo forse così prima di crescere? Un giorno però ti compare sul ring uno che è il più forte, tra quelli che combattono, La Capra. D'improvviso hai il dubbio di non essere il più forte, e sei costretto a metterti in gioco per dimostrarlo a te stesso. Non male come metafora sulla crescita, e il racconto è veramente bello, oltre a convogliare la puzza di sudore di una palestra di boxe. Bravo Pietro Grossi.

Là dentro c'era una logica. Là dentro nessuno poteva scappare, né te né gli altri, e sapevi contro chi combattevi, ed era sempre uno solo, e pesava quanto te, e se ti batteva voleva dire che era più bravo, o aveva più esperienza, e in entrambi i casi dalla sconfitta non avevi che da imparare. Sembra assurdo, ma finisce che vai in quel posto dove tutti menano le mani perchè ti senti più sicuro.

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