Thursday, January 31, 2008

For J.D. - with Love and Squalor

I know, it's damn long. Just felt like writing it all down, it just came out of my mind and straight to my hands. I'm sorry if it bores you, don't feel compelled to read this crap.

***

Si, torniamo a bomba sull'argomento Salinger. Il mio rapporto di feticismo con Nine Stories, una discussione su MSN e questo sito sull'opera di J.D. mi hanno portato a riflettere su quanto ho amato The Catcher in the Rye (la traduzione italiana Il Giovane Holden l'ho sempre trovata indecente, più adatta a un mattone romantico tedesco che al libro di cui stiamo parlando. Certo, è sempre meglio che il titolo francese, che non cito per sommo sdegno). Ho trovato un'email, datata marzo 2001, in cui dicevo "Sto leggendo per la 76ma volta Il Giovane Holden". E pensavo all'attaccamento feticistico (si, in questi giorni questa parola mi piace alquanto) che ho coi suoi libri. E' raro che rilegga un libro. Se lo faccio, in genere è per leggerlo in lingua originale se l'ho letto in italiano. Una volta mi è capitato il contrario. Si contano sulle dita di una mano i libri che ho ripreso e riletto (tra cui un insospettabile Andromeda di Michael Crichton. E' l'unico libro di quel genere che possiedo, e ogni tanto lo rileggo). E di sicuro quello che ho letto più volte è proprio lui. Ricordo di averlo letto un'estate, come compito delle vacanze del liceo. Professori lungimiranti, evidentemente, gente che ha capito che leggere quel libro a una certa età è un passo doveroso da far compiere a un adolescente per una sua decente crescita morale. E ieri pensando a questo mio rapporto d'amore con il supporto fisico, son riuscito a decifrarne il perchè, credo. Quando si legge un libro di Salinger (parlo per me, ovvio) ci si ritira momentaneamente dalle faccende del mondo. Non so contare le volte che l'ho letto. Ricordo dei momenti. Come decidere di rimettermi a leggerlo dopo una nevicata mattutina. O rileggerlo di notte senza riuscire a chiudere occhio. Fattostà che leggere un libro di Salinger è una faccenda molto intima. Ci sei tu, c'è Salinger, c'è il libro come supporto fisico (belle le copertine sobrie che son state fatte da Einaudi, ne conservano quest'alone di sacralità), e poi ci sono i personaggi del libro. Personaggi che senti come tuoi amici intimi, o comunque gente con cui stai interagendo in quel momento. Che vorresti proteggere, perchè in fondo mettono a nudo le tue debolezze. Ecco perchè i libri di Salinger non sono da scaffale, ma da tasca. Non vanno MOSTRATI, vanno tenuti con sè, sono un'esperienza, un rito, un momento di passaggio. E infatti la dedica di Salinger all'inizio di Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour: introduzione è la seguente:

Se in tutto il mondo è rimasto ancora un lettore che legga per il gusto di leggere - o che comunque dopo aver letto se ne vada per i fatti suoi - gli chiedo o le chiedo, con indicibile affetto e gratitudine, di dividere la dedica di questo mio libro in quattro parti con mia moglie e i miei bambini.


Si, scrivendo tutto 'sto spatafione su un blog non mi sto guadagnando la dedica, lo ammetto. Però volevo esplorare un po' il mio rapporto con i libri di Salinger, ecco tutto. E per altro il fatto che questa mia discussione stia prendendo la via delle lunghe e sia destinata a risultare inconcludente e noiosa penso sia un segnale di quanto lo stia facendo più per me che per l'altrui "amusement". Un po' come quando Buddy Glass decide di presentarci il fratello Seymour e finisce per presentarlo a se stesso. Penso a Nine Stories, acquistato in inglese su Amazon, credo perfino usato, stampato nel 1991 da Little, Brown Books (la casa editrice del buon J.D.). Della sua aura di accoglienza, semplicità e intimità vi ho già parlato estesamente ieri. Tutta la pagina occupata da parole che vorrebbero rompere gli argini dei margini...bah, è inutile che ricomincio con questo sentimentalfeticismo. Franny e Zooey l'ho letto largamente in tram, o in giro per strada a Milano. Preso in Feltrinelli con un buono regalo. Non so perchè, ma non ho sviluppato lo stesso rapporto che con gli altri volumi. Con lo stesso buono di Franny e Zooey ho preso anche Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour: introduzione, che invece è stato parecchio feticistico. Per vari motivi. Primo: mi ha fatto ri-innamorare di Salinger. Il primo dei due racconti mi ha davvero lasciato secco, l'ho finito tenendo la bocca aperta dalla meraviglia di quanto fosse perfetto. Secondo: l'ho prestato, ma prima ha stazionato nel bagagliaio della mia macchina, dove è stato investito da qualche borsa da rugby, rovinandosi. Mezzo strappato e piegacciato, rappresenta in pieno l'ideale di libro vissuto che sto cercando di esprimere. Insomma, un volume con cui si ha un rapporto forte anche dal punto di vista fisico. Il Buddy Glass di Alzate l'architrave, carpentieri e il suo vecchietto sono due amici che riconoscerei in una piazza, e così il libro è riconoscibilissimo a distanza di metri. E arriviamo finalmente a Il Giovane Holden. Posseduto (oramai possiamo anche dirlo, ovviamente in metafora) carnalmente sia in italiano sia in lingua originale. Quello in italiano è il famoso che ho acquistato. Citando il sito di cui sopra:

Queste inusuali tattiche letterarie donano al lettore la posizione di essere di fatto uno dei principali personaggi del libro, rendendo così la sua lettura un'esperienza intensamente personale. Molti leggono per la prima volta Il Giovane Holden quando son giovani. Il suo impatto è di solito molto profondo durante l'adolescenza. La lettura di questo libro molto spesso rimane uno dei ricordi più piacevoli della propria giovinezza, e il legame che si forma tra il personaggio di Holden e il lettore spesso sopravvive agli anni. Rileggendo a distanza di anni il libro, non solo si reistabilisce quel legame con un vecchio amico, ma anche con se stessi da giovani.


"E' tutto vero", ho pensato leggendo questa frase, e ho deciso (ricordando anche una frase del vecchio Fergus che consigliava a una ragazzina di leggerlo e rileggerlo poi a distanza di anni) quindi di rileggermi The Catcher in the Rye. Ci son vari motivi per questa decisione, è una storia lunga, ma oramai ho svaccato in questo post, e vado avanti a raccontarla. Beh, le varie letture di The Catcher in the Rye, come già detto, sono state grandi esperienze, anche se non sarei in grado di discernerle l'una dall'altra. Anche perchè, va detto, lo leggevo con cadenza bi o trimensile praticamente (al liceo ero un divoratore di libri non indifferente, con dei ritmi da fare impallidire il me stesso di adesso). L'ho letto due volte in inglese (appena comprato e la volta della neve) e almeno una decina di volte in italiano. E' uno di quei libri che vanno letti la prima volta come si legge da adolescenti, di quelli che per finirli stai su tutta una notte, una di quelle notti che non dormiresti perchè hai la tua adolescenzialità (meriterei la fucilazione per aver usato questo termine) a tenerti sveglio. E lo finisci alle 4 di notte, rimanendo a bocca aperta, come colto da un'illuminazione o da una rivelazione. Un'epifania. L'ultima volta che l'ho letto credo coincida con il mio stage in Universal. Un periodo di "rottura" nella mia vita, in un certo senso. E in realtà lo cominciai a leggere in inglese e non lo finii. La mia copia inglese era stata acquistata all'areoporto di Heathrow, credo di ritorno da Edinburgo. WH Smith, credo, ma potrebbe essere benissimo anche un Waterstones o qualcos'altro. Quel maledetto febbraio fu una persona a farmi venire voglia di rileggermelo, e fu la stessa persona a cui lo prestai. Non sto a parlare del mio rapporto con questa ragazza o di come si sia perso. Fattostà che da quella volta che le prestai il libro non la vidi più, e il libro con lei rimase, attaccato a fantasmi, rimorsi e rancori. Devo ringraziare due persone in particolare. Peppe e Phoebe, che mi convinsero, mentre si progettava la vacanza in Irlanda del Nord, ad acquistarlo in quel di Belfast. Per voltare una pagina, per chiudere una porta. The Catcher in the Rye l'ho acquistato quindi in quel di Derry, in una giornata passata in compagnia di soli sconosciuti o di me stesso. Una giornata molto emotiva per me, spesa in una città che ha una sua magia e una sua vitalità, incastonata in una terra piena di fascino come l'Irlanda del Nord. E così nuovamente l'acquisto di un libro di Salinger si è rivelato una pietra miliare che ha segnato un momento importante della mia vita, un passaggio di pagina. Dopo Belfast ho imparato molte cose su me stesso, e ancora tante ne sto imparando. Credo siano stati mesi che mi han fatto crescere. Ed è per questo che credo sia venuto il momento di parlare con due vecchi amici. Holden Caulfield e, soprattutto, un me stesso di qualche anno più giovane.

3 comments:

Anonymous said...

wow billie...
con qst post sono rimasta secca!!! sul serio.... :)

come ti ho detto ieri, "il giovane Holden" lo sto leggendo adesso..grazie a te.. meglio tardi che mai, no?!! :P
quindi, grazie di avermi "presentato" il tuo vecchio amico.. :)

Anonymous said...

Vedi che c'era un motivo se ti davo 32 anni old boy?

robbby said...

Cito a (poca) memoria:
Fammi restare sveglio fino alle 4 del mattino solo perchè tutte le tue stelle sono lì, visibili nel cielo, per nessun altro motivo...